Il comasco Castone
"inventò" il Romanticismo

Gran viaggiatore, anticipò il gusto del sublime. Uno storico dell'Università dell'Insubria di Como-Varese ne rilancia il ruolo in Europa

Sono dedicate alla figura di Carlo Castone della Torre di Rezzonico, comasco quasi sconosciuto del XVIII secolo, ma importante figura nella storia letteraria europea, le nuove ricerche dello storico Paolo Bernardini, che scrive per «La Provincia» un profilo di questo singolare personaggio.

di Paolo Bernardini

Vi sono figure che sfuggono, passando come piccoli pesci nelle maglie troppo larghe delle reti di noi storici, all’attenzione e al ricordo; ma che hanno interpretato il loro tempo talvolta in modo compiuto e singolare, riuscendo a prospettare anche, con la loro prospettiva peculiare di letterati e viaggiatori, cosmopoliti e classicisti, i tempi a venire. Una di queste è il comasco Carlo Castone della Torre di Rezzonico, nato dalla medesima famiglia, celeberrima, che al secolo dei Lumi aveva dato un papa (Clemente XIII) ma anche uomini d’affari e diplomatici. Piccoli appigli, però, si offrono all’attenzione per la loro riscoperta; basta passeggiare in via Cantù e soffermarsi sulla facciata del Liceo Volta, l’edificio progettato nel 1804 da Simone Cantoni, e terminato, dopo varie vicende, nel 1824, grazie alle cure dell’architetto ticinese Biagio Magistretti. La facciata neoclassica mostra, nel timpano centrale, Sant’Abbondio, ma nei tre busti a destra glorie quali Plinio il Giovane, Paolo Giovio, e Carlo Castone appunto, che ben altra attenzione aveva avuto nell’Ottocento comasco, e non solo.
Peraltro la facciata neoclassica racchiude anche il busto di Clemente XIII, due Rezzonico dunque in spazio così limitato. Carlo Castone fu forse più famoso dopo la morte che in vita. I suoi libri di viaggio, soprattutto, furono ristampati, con grande successo, per tutto l’Ottocento, forse perché vi era ampiamente anticipato il gusto romantico, per i paesaggi e le rovine e le grotte e le selve, e forse perché riguardavano luoghi, come Napoli e Capri, la Sicilia e Malta, non mete solite dei Grand Tour settecenteschi, se è vero che tra gli stranieri eccellenti il primo ad addentrarsi «nella terra dove fioriscono i limoni», appunto, fu Goethe. Nell’Ottocento vennero pubblicati le sue opere, in dieci volumi, con uno sforzo editoriale notevole, che durò dal 1815 al 1830. Ma si tratta di un’edizione assai incompleta, resta ad esempio molto da fare per quel che riguarda l’epistolario, cospicuo.
Carlo nacque nel 1742, in pieno secolo dei lumi, e dalla natia Como fu subito attratto nella "liberale" Parma, dove si era trasferito già il padre dopo la separazione. Qui il dotatissimo giovane, poeta innanzi tutto, ma anche filosofo e grammatico, insomma poliedrico quanto la maggior parte degli intellettuali del secolo, trova maestri eccellenti: Bettinelli, Condillac, Frugoni di cui diventa erede, non solo spirituale.
A corte a Parma si segnala come organizzatore di celebri feste, una addirittura "cinese", e come vivace sostenitore del neoclassicismo di Winckelmann. Spirito inquieto, ma senza le necessità esistenziali di un Casanova, Carlo Castone vive secondo un’ideale epicureo proprio del secolo, moderatamente gaudente, ma anche capace di scandalizzare i sovrani dell’Europa illuminata: nel 1779 presenta all’Accademia di Mantova un vigoroso scritto contro la guerra, «macello dei popoli per le ambizioni dei re», come ce lo riassume Guido Fagioli Vercellone, suo biografo. E mal gliene incolse.
Dal 1785, dopo la morte del padre, Carlo Castone, che aveva in Italia tanti amici quanti nemici, si mette in viaggio: e le sue narrazioni dei luoghi che visita, così piene di gusto preromantico, legate ad una estetica del sublime (orridi, rovine, paesaggi desolati) nata proprio nell’Inghilterra illuminista di Burke, fanno scuola: l’Inghilterra, in particolare, un’Inghilterra vista nel suo retaggio antico, preromano, misterioso, con quel gusto per le antichità (anche false) britanniche che era stato portato prepotentemente in Italia dal Cesarotti traduttore dell’Ossian.
Al ritorno in Italia, pieno di oggetti preziosi acquistati nei suoi viaggi, che compresero anche Olanda e Germania, Carlo si trasferisce a Roma: giusto in tempo per essere coinvolto nel celebre processo a Cagliostro - avventuriero vero, costui, tanto da stupire lo stesso Casanova - e rimetterci, anche se innocente, in fama e denari. Siamo nel 1789, la massoneria è in gran sospetto in tutta Europa, la rivoluzione è avvenuta e minaccia di estendersi. L’ultima avventura di Carlo: un viaggio a Malta nel 1795, per essere ammesso, cosa che gli riuscirà, tra i Cavalieri di Malta, e riabilitarsi un poco. Tornerà poi nel suo ultimo domicilio d’elezione, quella Napoli ove frequenterà Acton e la numerosa e viva colonia inglese. Sognava il ritorno alla natìa Como. Ma si spegnerà nel 1796, dopo un anno di paralisi quasi totale, colto da emiplegia mentre era a teatro. La Como risorgimentale lo porrà tra i propri idoli.

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