LA DANZA CHE NON C'è/3
"Oneroso e molto esigente"
Il balletto mette alla prova le sale

Dal Fumagalli: "Il pubblico fa richieste pressanti: quest'anno abiamo ceduto"

Dopo aver interpellato i rappresentanti di due delle maggiori sale del nostro territorio, il Sociale di Como e il Cinemateatro di Chiasso, per la terza puntata dell’inchiesta sulla danza e la sua presenza o meno nei cartelloni, rivolgiamo lo sguardo al teatro Fumagalli, unica sala attiva sul territorio canturino dopo lo stop, avvenuto ormai parecchi anni fa, alle stagioni di prosa del teatro Lux. La sala, di proprietà della parrocchia di Vighizzolo, è gestita da un gruppo di volontari che affiancano il parroco Don Carlo Silva nelle scelte artistiche e nell’organizzazione. In particolare, con noi parla Natale Guanziroli, componente del gruppo e da anni sempre attivo per il bene del teatro. Con lui parliamo di danza che dopo anni di latitanza al Fumagalli (l’ultimo spettacolo fu ospitato nella sala una decina d’anni fa), torna a far capolino sul palcoscenico di via san Giuseppe.
Guanziroli, quali sono dunque le novità sul fronte dell’arte sulle punte?
Quest’anno, per la gioia del pubblico che ci ha richiesto in modo pressante la danza nel cartellone, ospiteremo (e la notizia è in anteprima visto che la stagione del Fumagalli non è stata ancora svelata al pubblico e alla stampa ndr) un allestimento classico famosissimo. Si tratta de Il lago dei cigni, messo in scena dalla Compagnia del Balletto nazionale croato. Abbiamo scelto uno dei capolavori di Pëtr Il’ic Cajkovskij, che piacerà  certamente a chi ama, anche nella danza, il genere tradizionale, dal fascino inalterato.
Dunque il pubblico chiede ai responsabili dei teatri di inserire la danza nei cartelloni…
Sì, almeno quest’anno abbiamo avuto molte richieste in tal senso.  C’è chi vorrebbe la danza in presenza massiccia, come pure chi vorrebbe tutti spettacoli comici o tutte tragedie. Noi cerchiamo di accontentare tutti e speriamo che il ritorno della danza dopo tanti anni possa accontentare gli appassionati e non solo.
Quali sono i problemi che portano a un inserimento di questi spettacoli, diciamo così, con il “contagocce”?
Ospitare un allestimento di danza richiede particolari caratteristiche alla sala e anche un notevole impegno tecnico per l’allestimento delle scenografie e delle luci. Non sempre è possibile e spesso si tratta di investimenti onerosi, che poi, in alcuni casi, non sono sostenuti dalla risposta degli spettatori.
I costi della danza sono molto alti?
Dipende, come sempre dalla qualità delle compagnie. Certamente non si tratta però certamente di costi irrisori.
Per quest’anno, la stagione 2008/9 si ferma ad un solo appuntamento di danza. C’è speranza di un’intensificazione per il futuro?
Dipenderà dalla risposta del pubblico. Noi ci contiamo e ci piacerebbe aumentare i titoli in cartellone. Ricordo anche che, al di fuori della stagione, il Fumagalli affitta spesso la sala a scuole di danza che portano da noi i loro spettacoli. Non sono grandi star internazionali ma è comunque un modo per proporre la danza al pubblico,soprattutto quello più giovane e appassionarlo.
Sara Cerrato


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"Tra i teatri del nostro territorio solo quello di Saronno, il Giuditta Pasta, propone, a mio parere, un programma di danza vero e proprio. Credo che il Sociale di Como e il Fumagalli debbano fare molto di più, anche per raggiungere gli appassionati". Non le manda a dire Jennifer Brianzi, ex danzatrice (ha ballato nelle file del Royal Ballet di Londra) e ancora oggi selezionatrice dei docenti per la Royal Academy, nonché fondatrice, insieme alle figlie, dell’Associazione The Rose Dance and Theatre Arts, a Cermenate. Anche a lei, da addetta ai lavori, chiediamo un parere per la nostra inchiesta.
Dunque, Jennifer, nel Comasco, i teatri propongono poca danza?
Direi di sì. Ad esclusione del Giuditta Pasta, come ho detto, c’è poca offerta. Inoltre la comunicazione è relativamente scarsa e spesso, anche noi che ci occupiamo di questa forma d’arte, andiamo a teatro a Milano, perché scarsamente informati sulle iniziative delle sale. Io inciterei i responsabili a osare un po’ di più.
Il timore è sempre quello di raccogliere poco pubblico. Che ne dice?
Se le sale propongono programmi classici, il teatro sarà certamente pieno. Non così per la danza contemporanea che forse dovrebbe evolvere i propri linguaggi verso una maggiore comunicazione con la platea. Non bastano spettacoli bellissimi, tecnici, ma non comprensibili da chi non è un esperto.
Le compagnie di danza costano forse troppo?
Difficile fare raffronti, visto che ci sono compagnie sovvenzionate e altre prive di qualsiasi contributo. Certamente, chi non lavora sempre, deve riuscire a pagare gli artisti, i tecnici, le tasse e tutto il materiale. Non è facile abbassare le tariffe.
Un augurio per la danza nel Comasco?
Che gli spettacoli siano sempre più numerosi e belli.
Sa.Ce.

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