La discografica di "X Factor"
"Ho fatto il filo a Van De Sfroos"

"E' bravissimo", ammette Mara Maionchi la giurata più tosta del programma di Raidue in onda il 22 aprile, ora spostato stabilmente al martedì di Raidue. Solide radici comasche, la scopritrice di Tiziano Ferro e Gianna Nannini prospetta un "grande futuro" alla musica made in Lario

Dopo una vita spesa per la musica, trascorsa dietro le quinte dei più grandi fenomeni discografici degli ultimi decenni, ha trovato notorietà grazie alla tv. A chi glielo fa notare, però lei risponde con un sorriso e disarmante semplicità. «È strano, mi fa ridere». Mara Maionchi è un concentrato di energia e professionalità. Ma non ha paura di mostrare i propri sentimenti. Lo ha fatto davanti alle telecamere di "X Factor", il programma che la sta facendo conoscere finalmente al grande pubblico - che andrà in onda il 22 aprile alle 21,10  su Raidue -, lo fa quando parla delle sue origini, in buona parte comasche.
«Mia mamma si chiamava Albonico e ho ancora una casa a San Fermo della Battaglia. Ci vengo appena posso» racconta con orgoglio. Lo stesso orgoglio che si percepisce quando il discorso cade sui nuovi talenti della musica italiana: Mara ne ha scoperti molti nella sua carriera, da Gianna Nannini, a Tiziano Ferro, ma a 67 anni l’entusiasmo di trovare nuove e promettenti voci è rimasto intatto. Per questo, è come se i concorrenti di "X Factor" fossero tutti suoi figli adottivi e, per lei, la vera sfida non è tanto apparire in tv, quanto aiutare, attraverso il piccolo schermo, la musica italiana.
Signora Maionchi, dica la verità, se l’aspettava questa notorietà televisiva?
Certamente no. Rimango meravigliata anch’io, perché ho sempre considerato l’esperienza di "X Factor" come parte del mio lavoro. Prima di accettare la proposta di Raidue, ho voluto vedere la trasmissione inglese e ho trovato questo format davvero ben fatto, ma non ho pensato minimamente alla notorietà. E’ vero, la gente mi ferma per strada, ma non sono abituata e sono molto perplessa.
Anche nel comasco, ormai tutti la conoscono...
Mi fa piacere, perché buona parte della mia vita è legata a questa zona: oltre alla casa, che è stata costruita dal mio bisnonno nell’Ottocento, ho ancora i miei affetti sepolti nel cimitero di San Fermo della Battaglia. Appena posso, vengo nel comasco: a Como, fra l’altro, ha anche sede la mia società e qui ho anche la banca e il commercialista.
La musica comasca conosce un periodo di particolare splendore. Cosa ne pensa?
Penso che in generale, l’Italia sia una buona fucina di talenti, e questa zona ne è espressione evidente: per anni, ho fatto il filo a Davide Van De Sfroos, perché l’ho sempre ritenuto bravissimo, ma anche le nuove leve hanno grandi prospettive. Ad esempio, penso che i 4 Sound, che ho conosciuto da vicino in queste settimane, siano bravi e carini, anche se, essendo molto giovani, devono ancora trovare la loro dimensione. 
A proposito di «X Factor», l’abbiamo vista spesso emozionarsi davanti ai cantanti in gara...
È da sempre un mio difetto o, se vogliamo, un pregio: la musica mi emoziona. Certe melodie mi toccano dentro e non riesco a fare a meno di piangere.
Pensa che questo programma possa dare qualcosa alla musica italiana?
Mi auguro che i giovani talenti abbiano successo e che imparino molto da questa esperienza, perché sono stati guidati da persone in gamba e competenti, come, per fare due nomi, Morgan e la stessa Simona Ventura. Per sfondare, il talento non basta, bisogna imparare il mestiere e saper regalare emozioni. La tv, inoltre, serve per entrare in un mondo che questi ragazzi sognano da tempo.
Quale è, secondo lei, il segreto per sfondare?
Il segreto non è uguale per tutti. A "X Factor" ho conosciuto tanti giovani davvero interessanti e con grandi capacità. È importante che sappiano sfruttare al meglio l’opportunità che gli si è presentata.

Marco Castelli

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