La storia delle Br nel "mirino"
Tra Cina e Sioux

Il pubblico del festival di Locarno applaude "Cimap", film sulla malattia mentale
Non si placa la polemica attorno al documentario "Il sol dell'avvenire"

Fa appello alla Costituzione il movimento dei Centoautori per esprimere solidarietà a Gianfranco Pannone e Giovanni Fasanella, al centro della polemica per il documentario Il sol dell’avvenire, e ricorda al ministro della Cultura Bondi «che - appunto - la libertà d’opinione è sancita dalla Costituzione».
Il documentario sul terrorismo si conferma il protagonista di Locarno. Non del Festival in senso stretto, ma del dibattito culturale e politico sì.
Il ministro della Cultura Bondi giovedì l’aveva definito offensivo della memoria delle vittime e ieri le sue parole hanno avuto eco. Tra i difensori del regista anche l’associazione Documentaristi italiani e Sabina Rossa, figlia di Guido Rossa, il sindacalista ucciso nel 1979 dalle Br, come pure Giuseppe Giulietti dell’associazione Articolo 21 che ha trovato «fuori posto, fuori luogo e perfino pericolosa la polemica preventiva». Michele Lo Foco responsabile del  Dipartimento Cultura e Spettacolo di Forza Italia e l’onorevole Gianni Sammarco hanno invece denunciato «il continuo uso strumentale effettuato dal precedente Governo, e dal Ministro Rutelli, dei fondi pubblici destinati alla cinematografia» e ben più dura la nota di  Isabella Bertolini, del direttivo del PdL alla Camera: «Siamo di fronte ad una società che esalta i carnefici e se ne infischia delle vittime. Basta lezioni dai terroristi. Hanno già fatto abbastanza danni».

Altro che treno per il Darjeling una volta che si è visto quello per Beijing. Un treno vero che nell’agosto dell’anno scorso ha portato una settantina di utenti di strutture psichiatriche dall’Italia alla Cina, convogliando parenti e personale in un viaggio pazzesco. Non per modo di dire: gli interessati non hanno riserve quando si presentano lungo il viaggio Venezia-Pechino in un film il cui titolo è un acronimo limpido, CIMAP! Cento italiani matti a Pechino, con una versione internazionaleggiante perfino più efficace, ATOMIC! A Train of Mad Italians in China.
Lo ha realizzato Giovanni Piperno (nella foto ndr) che aveva tra l’altro lavorato all’Orchestra di piazza Vittorioe che mette a frutto l’apprendistato nell’organizzazione di un’impresa corale nella quale rimane coinvolto con tutta la troupe. In un viaggio tanto concreto quanto surreale, il documentario si adegua ai viaggiatori avendo individuato un circoscritto, ma non esclusivo, gruppo di "protagonisti" (dotati di una notevole presenza scenica) i quali fronteggiano ogni situazione, talvolta con involontaria ironia (dalle parti della piazza rossa intonando Avanti o popolo camminando all’indietro), più spesso con simpatia e spregiudicatezza ilare, senza per questo occultare i problemi della malattia mentale, affrontata dall’interno, prospettando possibilità di cura e d’integrazione dei malati, ma anche di sostegno ai loro familiari, anche con un così temerario viaggio. Quando, infine, si mescolano ai cinesi - e proclamano con una scritta "vivente" che il cambiamento è possibile - l’applauso del pubblico locarnese, cui il film è stato mostrato in prima mondiale, è scrosciato consapevole dell’operazione encomiabilmente coprodotta dal Ministero della Salute. CIMAP! attesta anche per contrapposizione i percorsi che il Festival di Locarno suggerisce. Ne è un altro esempio Quattro giorni con Vivian, il documentario che Silvio Soldini ha dedicato alla poetessa Vivian Lamarque.

A proposito di documentari merita almeno una segnalazione, nella serie Confini d’Europa di Corso Salani, la tappa all’estremità dell’Europa occidentale. Tanto più che ieri si è aperta la Settimana della critica, caratterizzata da film che si pongono in una terra di nessuno tra documentario e finzione. Una tribù pellerossa scopre la comunicazione attraverso una rudimentale radio: non piú segnali di fumo, ma onde chiamano a raccolta un popolo - sono I Sioux Lakota confinati nel Sud Dakota - la cui quotidianità viena filtrata dal canale. Informazione e intrattenimento, ma anche canzoni composte dagli ascoltatori, interpretate con malinconica dolcezza ondivaga tra gesta passate e futuro incerto. La presenza dell’emittente radio, voluta da un’organizzazione di volontari, è il salvacondotto di Fanny Bräuning, la documentarista svizzera che ha girato No more smoke signals cavalcando nella memoria pellerossa fino a Wounded Knee, ideale sacrario.
Bernardino Marinoni

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