Lago da cartolina?
Pifferi: "Molto di più"

Immagini suggestive del Lario, nel nuovo volume del fotografo-editore comasco, una strenna dal prezzo non comune (250 euro)

di Stefania Briccola

Immagini a colori di un lago che piace come una bella donna ritratta nel periodo migliore della vita. Sono quelle che il fotografo Enzo Pifferi dedica al Lario riscoprendo il gusto di effetti talora pittorici nel suo recentissimo libro "Emozioni" (edizioni EPI, 250 euro), l’ultimo nato delle circa seicento pubblicazioni da lui firmate. Un volume dal taglio orizzontale che l’autore e editore comasco non esita a definire un "multiplo" da esporre sul tavolo. «Il formato scelto - dice Enzo Pifferi - è stato una pazzia che ho studiato nei minimi dettagli. Mi hanno accusato di avere realizzato un libro che non troverà facile collocazione. In effetti "Emozioni" è un oggetto d’arte, un multiplo da mettere sul tavolo per essere guardato, un volume che già la copertina invita a sfogliare». Gli scatti alternano diverse vedute in cui il lago di Como è protagonista assoluto, dalla città punteggiata da mille luci che si riflettono nello specchio d’acqua agli scorci dei borghi, dai momenti di rievocazione di antiche usanze lariane, come la festa di San Giovanni sull’isola Comacina, al tesoro nascosto della miriade di piazzette, chiese e ville storiche che si affacciano sul Lario. Tra le fotografie, accompagnate da brani tratti dagli scritti di Plinio Il Vecchio, Alessandro Manzoni, Virgilio e altri, si possono scorgere il suggestivo profilo delle montagne che sovrastano il lago in una immagine dal sapore fiammingo declinata al nero, la chiesetta di Santa Marta a Moltrasio ripresa da punto in cui s’intravede la luna ridotta ad un puntino bianco che spicca nel cielo notturno e la Villa Pliniana di Torno in tutta la sua allure misteriosa amplificata da un azzurro intenso e plumbeo. «Volevo dare una svolta - osserva Enzo Pifferi - al mio modo di fotografare. Per questo ho usato per la prima volta una macchina digitale, senza mai scattare in automatico in modo da condurre sempre il gioco, e poi mi sono dedicato a lunghe rielaborazioni successive di ogni singola immagine. Ho lavorato con luci molto basse che significa recarsi sul posto con il cavalletto e chiudere il diaframma ed aspettare per avere la profondità di campo. Talvolta mi è capitato di guardare il cielo e di correre in un luogo per scoprire poi che la magia era già finita». L’idea di partenza del libro, che seguiva un percorso tra i borghi del Lario per riscoprire le vie, le strade, le piazze e i monumenti simbolo dei laghée, alla fine ha lasciato spazio alle emozioni e alla poesia di attimi rubati all’incanto del lago. Queste immagini sono il frutto di un lavoro durato cinque anni. Nascono da chilometri di strada macinati, da camminate percorse ad inerpicarsi sui punti che garantiscono le migliori vedute a strapiombo e da ore trascorse a cercare lo scatto giusto nei periodi in cui la resa cromatica del lago è migliore, tra dicembre e gennaio e a fine estate. Sarà stata la forza tranquilla dei tempi lunghi e il silenzioso elogio alla lentezza, che piace molto in questi giorni in cui tutto è adrenalina pura, a dare vita a nuovi esiti nelle immagini del fotoreporter che tra non molto giungerà a stampare anche sulla tela le sue grandi foto, le più pittoriche che abbia mai realizzato. «Dire che il mio lago è "da cartolina" - conclude Pifferi - suona come una definizione quasi dispregiativa. Questo è un lago voluto e interpretato, dettato dalla mente e dalle emozioni che nascono da attimi rubati. Volevo dare l’immagine di un lago che piace, ma non si tratta del bel lago o della bella montagna. C’è dell’altro. È cambiato il mio modo di fotografare. Tra non molto tempo vedrete le mie foto anche stampate sulla tela. Però non voglio svelare di più».

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