Nostalgia della Ticosa:
a Milano è un'opera d'arte

Anche l'opera di Elena Bajo su quel che resta dell'ex tintostamperia nella mostra del corso di arti visive promosso, l'estate scorsa, alla Fondazione Ratti di Como

Una casetta dai muri completamente dipinti d’argento. Sembra uscita da una fiaba. Si tratta, in realtà, di un’ex centralina elettrica della Ticosa, oggi abitazione provvisoria per immigrati. La modifica dei muri ha proiettato la fatiscente costruzione in una dimensione estetica, innalzandola a monumento testimone dei nostri tempi. Soggetto di questa spaesante contraddizione è «Ruin to a monument», serie fotografica della madrilena Elena Bajo in mostra allo spazio Careof di Milano, con le opere degli allievi del XIV Corso superiore di arti visive della Fondazione Ratti di Como. Tra i lavori in mostra si fanno notare la scultura praticabile di Elia Cantori, la frusciante cascata di fogli di carta di Marco Lampis, la panchina bianca realizzata da una bara in legno di abete - il riposo di una sosta è contrapposto a quello eterno - dello svizzero Oppy De Bernardo e i microcollage, esili e delicati, del lecchese Giovanni De Lazzeri. Interessante sono anche il robot, assemblato con vecchi elettrodomestici, che si accende a intermittenza in forma concertistica di Massimiliano Nazzi e il video del regista romano Andrea Dojmi: utilizzando vecchie pellicole, Dojmi riporta indietro di trent’anni un filmato girato nel 2008 nel campetto da basket dell’oratorio multietnico di Como. Filo conduttore delle ventitre opere esposte è stato il confronto con i soggetti dello spazio pubblico e dell’improvvisazione. «Public improvisation», è infatti, il titolo della rassegna scelto da Yona Friedman, il visiting professor chiamato dalla Fondazione Ratti per le lezioni del 2008. Info: 02-3315800. Fino al 15 gennaio 2009. <+BOX_FIRMA>Emma Gravagnuolo

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