Padre Dall'Oglio, gesuita del deserto,
arriva a Como sulla via del dialogo

Il gesuita, che vive in Siria nel monastero di Mar Musa, sarà presente il 22 ottobre alle 21 nella sede Avis di via Fornace

Deserto e silenzio, lavoro e preghiera. Il dialogo in queste dimensioni trova il terreno più fertile. A dimostrarlo con la sua vita, prima che con le parole, è padre Paolo Dall’Oglio, gesuita toccato da una straordinaria vocazione che l’ha condotto in Siria nei pressi di Nebek, in un luogo isolato in cima ad una montagna scoscesa.
 Là un monastero abbandonato da due secoli, Mar Musa dedicato a san Mosè, grazie a lui è stato restaurato e trasformato in oasi per quanti hanno l’avventura di visitarlo e riscoprire energie spirituali sepolte come un petrolio prezioso. La sua sorprendente esperienza è raccontata in un libro che sarà presentato il 22 ottobre a Como per iniziativa dell’associazione Iubilantes di Como in collaborazione con le Paoline e con l’Avis - ore 21 presso la sede Avis di via Fornace - intitolato "Mar Musa. Un monastero, un uomo, un deserto", parole chiave per entrare nell’insolita vicenda e soprattutto per respirarne la segreta essenza. Si tratta di un racconto, in forma di intervista condotta dalla giornalista francese Guyonne de Montjou, che fa emergere fra le maglie della testimonianza un giudizio nitido sul dialogo interreligioso, in particolare sul possibile confronto fra cristiani e musulmani. Nel contesto di Deir Mar Musa dove i discepoli di Cristo e i seguaci di Maometto hanno convissuto per 14 secoli, la relazione islamo-cristiana sembra oggi riscoprire nuova linfa e un probabile cammino proprio nella comunità monastica che favorisce un più autentico approccio all’altro e alla sua diversità, insieme alla valorizzazione di una trama di relazioni che scaturiscono con naturalezza dalla condivisione della vita.
«Il monastero cristiano è riconosciuto come un luogo sacro da tutti, anche dai musulmani che rappresentano il 98% della popolazione locale» conferma padre Dall’Oglio riferendo dell’abituale visita di famiglie che il venerdì pomeriggio, dopo un consueto picnic nella valle, accedono al monastero per incontrare i monaci e fermarsi per contemplare gli affreschi e pregare. Ma sul versante delle concezioni culturali e politiche, molto divergenti su temi come il valore della persona, la libertà religiosa, la dignità della donna... quali prospettive di dialogo si aprono? «In 30 anni ho visto una grande evoluzione positiva su questi temi - risponde il gesuita che questa sera interverrà all’incontro moderato dall’islamista don Giampiero Alberti - La partecipazione delle donne, per esempio, è cresciuta e nonostante eccezioni e controtendenze, in generale prevalgono segni di emancipazione femminile. Noi occidentali siamo spesso impermeabili alle critiche da parte del mondo islamico: la nostra esperienza a Mar Musa apre una pista interessante, ci spinge cioè ad abbandonare il nostro ghetto mentale per edificare una "rocca dell’amicizia"».

Laura d’Incalci

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