Pontiggia, ecco il tesoro nascosto
"Formidabile epistolario inedito"

Borsani, protagonista dell'editoria italiana, è il perito del Fondo dell'autore comasco. I documenti sono chiusi in magazzino, in attesa che si costruisca una nuova biblioteca a Milano

Ambrogio Borsani *

Finalmente, dopo molto traversie e un viaggio, inutile, in Svizzera, il Fondo dello scrittore Giuseppe Pontiggia, grazie al lavoro e alla lungimiranza di Antonio Padoa Schioppa, fratello dell’ex-ministro e Enrico Decleva è ritornato in Italia. E già questa è una bella notizia, che ne sia possibile la consultazione nel nostro paese e in terra lombarda, dove Pontiggia è nato e ha sempre lavorato. È stato acquisito dalla BEIC, un’enorme biblioteca che sorgerà nella metropoli lombarda. Il fondo ora è al sicuro ed è collocato provvisoriamente presso una sede distaccata della Biblioteca Braidense a Vigevano. Per quanto riguarda l’acquisizione la vicenda si è conclusa e si è conclusa bene. Del resto si tratta di un fondo molto importante e dalla perizia che mi è stata chiesta, che è una sorta di valutazione dell’interesse dei materiali presenti in un archivio, a prescindere dai loro contenuti, che in questa prima fase del lavoro non vengono valutati, emerge quanto utile potrà essere per tutti coloro che vorranno approfondire non solo la figura di Giuseppe Pontiggia, ma anche la storia dell’editoria italiana degli ultimi cinquant’anni. Vediamo comunque che cosa di grande pregio contiene il Fondo Pontiggia. Importantissima è la ricchezza dei volumi della Biblioteca, circa 40 mila che spaziano dal Seicento ai giorni nostri, una collezione di altissimo valore, nella quale spicca una parete intera, che è anche una sezione specifica di questa biblioteca, di testi di linguistica, retorica e semiologia, che sarebbero dovuti serivire a Pontiggia per il grande progetto di un libro sul linguaggio autoritario, che non ha fatto in tempo a scrivere e di cui rimangono solo poche pagine di abbozzo. Ci sono poi la corrispondenza con molti scrittori italiani e stranieri e soprattutto i pareri di lettura, che abbracciano circa trent’anno di lavoro per Adelphi e Mondadori. Questa parte del fondo sarà una vera sorpresa, sapendo la qualità di lettore che era propria di Pontiggia, un valore pari a quello delle lettere di Calvino sui "libri degli altri", per citare uno scrittore che ha svolto la stessa funzione per la casa editrice Einaudi. Pontiggia conservava tutto, persino le minute con le correzioni di ciò che scriveva, per cui nel Fondo troviamo anche i manoscritti e dattiloscritti delle sue opere, con le correzioni apportate. Conservava anche le bozze corrette, così che il lavoro filologico che si potrà effettuare potrà essere assai particolareggiato. Ecco quindi che l’altra parte fondamentale del Fondo è proprio quella relativa al mestiere di scrittore, con gli appunti e le le stesure di tutti i libri pubblicati e qualche abbozzo di libro inedito. La vita del Fondo Pontiggia è dunque già iniziata, nonostante la Biblioteca che lo dovrà accogliere non sia ancora stata costruita: è già a buon punto il lavoro di catalogazione del Fondo. Ciò permetterà la nascita di contributi nuovi, di studi più precisi, documentati e particolareggiati.

(Testo raccolto da Fulvio Panzeri)
* Scrittore, bibliofilo, ex direttore di «Wuz»

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Parlando con Ambrogio Borsani, rispetto al suo lavoro di attento conoscitore degli "archivi letterari" è emersa, con molta discrezione, anche un nuovo "valore" da aggiungere alla "ricchezza" di archivi relativi al nostro territorio. Sarà presto a disposizione anche l’archivio degli scritti di Margherita Sarfatti. Borsani ne ha eseguito la perizia nella villa di Cavallasca, sul nostro lago, e a Roma dove il Fondo è custodto dagli eredi. Quello di Margherita Sarfatti è un fondo che si compone di miglialia di lettere inviate alla Sarfatti dai grandi artisti italiani del Novecento, soprattutto pittori, da Sironi a De Chirico, da Carlo Carrà a Balla, senza contare anche le missive degli scrittori francesi, visto il periodo parigino della Sarfatti. Borsani segnala una curiosità in questo fondo che riguarda l’artista-simbolo di Como, Terragni: le lettere intercorse tra gli artisti in occassione della realizzazione del monumento funebre per il figlio Roberto, morto a 18 anni, sul Carso. I grandi nomi si sprecano in questo archivio: ci sono anche lettere di scrittori del calibro di D’Annunzio e di Svevo. Oltre agli scritti Borsani segnala anche una caratteristica particolare di questo archivio: il notevolissimo patrimonio fotografico inedito che lo caratterizza, comprese le foto del funerale della Sarfatti, con la banda di Cavallasca. Presto potrebbe essere patrimonio pubblico, consultabile da tutti. E anche questa è una gran notizia, perchè là dove si riesce a salvare, nella sua integrità, un archivio, senza che venga venduto a pezzi e perda in valore culturale, vuol dire che si è riusciti in una grande impresa.

Fulvio Panzeri

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