Roberto Lucchetti: <La matematica? 
 E' come la fatina di Peter Pan>

<L'Italia è un Paese orientato verso la cultura umanistica
Quasi ci si vanta di non capire nulla di numeri>

Il Ministro Gelmini dice: «La matematica è un’emergenza didattica. Gli studenti italiani delle scuole superiori hanno grosse difficoltà, forse è il momento di chiedersi se non siano necessarie nuove metodologie d’insegnamento»; il professor Roberto Lucchetti risponde: «L’essere o no bravi in matematica dipende dall’attitudine personale e dalla cultura di un Paese rispetto a quella di un altro».
Erbese, genovese d’origine, professore di Analisi al Politecnico di Milano, dove è presidente del corso di studi di Ingegneria Matematica, membro del Polo regionale di Como, Lucchetti dà della matematica una descrizione più, ci si passi il termine, "colorata". Una materia affascinante e meno ingessata di quanto comunemente si pensi. Non per nulla il suo penultimo libro, edito nel 2007, è <Passione per Trilli. Alcune idee dalla matematica>. E non sbaglia chi vi riconosce la fatina di Peter Pan: «la matematica - scrive nel libro Lucchetti - è un mondo vivo, che contiene anche tante contraddizioni, pieno di difetti. È possessiva, gelosa e incline alla vanità: proprio come Trilli». Accidenti. Se a queste caratteristiche della materia si aggiunge quella di essere "faticosa" c’è da capire lo scoramento degli studenti. 
Secondo i dati del Ministero il 45,7 per cento dei ragazzi delle superiori è stato ammesso con l’insufficienza in matematica. Nel 2007 era il 43,1 per cento.
Professor Lucchetti, è vero che si vive un momento di ignoranza in matematica?
All’università non è così. Negli ultimi due o tre anni gli iscritti a Matematica sono aumentati molto, nonostante l’apertura sette anni fa di Ingegneria matematica avesse fatto temere un calo. A Milano gli iscritti a Matematica sono più che raddoppiati.
Allora ha ragione il ministro Gelmini: va ripensato l’insegnamento alle superiori?
Dare la colpa all’insegnamento è fin troppo facile, in realtà la questione è molto complicata, dipende dalla cultura di un Paese. Il nostro è tradizionalmente orientato verso quella umanistica. Vuole un esempio?
Certo, come fosse una dimostrazione... matematica.
Parlavo di recente di questo "problema" italiano con i colleghi dell’Accademia bulgara delle scienze. Loro hanno un rendimento matematico superiore al nostro, ma sa tra i motivi cosa c’è? L’orgoglio nazionale. In Bulgaria essere bravi in matematica è motivo di orgoglio e questo sprona. In Italia invece non è raro sentire vantarsi di non sapere la matematica. Ma cambierà.
Cambierà la tradizione?
Sì, anche per il contatto che gli italiani hanno sempre più con il mondo. Fino a trent’anni fa, per esempio, scrivere di matematica in collaborazione era disdicevole, il matematico doveva essere un genio solitario. Oggi no, la matematica è una disciplina d’equipe, pur rimandendo astratta. Sono aspetti nuovi che mutuiamo da altre culture come quella anglosassone.
Torniamo agli insegnanti, quanta "colpa" hanno?
Bisogna essere onesti. La matematica rimane molto difficile da insegnare, pochi sanno davvero farlo. Si insegna come si apprende all’università, ma anche all’università di veri innovatori non ce ne sono tantissimi. Bisognerebbe insegnare la matematica in modi diversi. In certi momenti essa è stata troppo astratta e trasmessa in modo molto deduttivo, il che ha i suoi vantaggi (non nasce da menti distorte), ma diventa noiosa per i bambini. La matematica tedenzialmente viene presentata in modo preciso, come abilità di calcolo e destrezza nel risolvere problemi, un po’ autoreferenziale. Fare così va benissimo per ragazzi che amano il calcolo, ma che sono una minoranza; per la maggioranza bisognerebbe provare a usare, e mi scuso se mi autocito, una matematica più interessante, come quella della teoria dei giochi (il professor Lucchetti ha pubblicato quest’anno il libro <Di duelli, scacchi e dilemmi. La teoria matematica dei giochi>). Essa porta esempi concreti e divertenti che ti fanno capire le cose più astratte.
In Italia ci sono un mucchio di belle iniziative per insegnare la matematica ai ragazzi, ma i risultati sono deludenti. L’attenzione della gente però cresce. Basta vedere quanti libri hanno riferimenti alla matematica. Il premio Strega è un bell’esempio, poi c’è il romanzo <Il matematico indiano> di David Leavitt sulla vita di  Srinivasa Ramanujan. Anche Adelphi ha appena pubblicato <Paura della matematica> di Peter Cameron. È come se l’Italia stesse cominciando a capire che la matematica va sfruttata bene.
I ragazzi stranieri, bulgari a parte, sono più matematici?
Non mi sembra che nei licei e nelle scuole francesi, per esempio, la situazione sia diversa. A livello scientifico la matematica italiana ha un’ottima reputazione nel mondo. Con matematica e fisica non sfiguriamo. Sono punte di iceberg, ma la punta viene fuori se c’è l’iceberg sotto, quindi...
Quindi...
Chi eccelle è stato un buono studente, quindi non allarmiamoci, ma ricordiamo che la matematica è maledetta. Si può amare un quadro di Gauguin anche senza sapere nulla di pittura, in matematica se non si è fatto uno sforzo per capire non si va avanti.

Carla Colmegna

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