Cultura e Spettacoli
Mercoledì 07 Gennaio 2009
Sociale, una direttrice sul podio:
<Pocket opera, idea da imitare>
Nicoletta Conti domani e domenica dirige l'orchestra dell'<Italiana in Algeri>
Raccogliere l’intervista di una direttrice d’orchestra è un piacere quanto una rarità. Vede più soddisfazioni o più amarezze in questa sua pur brillante carriera?
Sono sempre per cercare il positivo nelle mie esperienze... Indubbiamente le amarezze ci sono state, ma fanno parte del gioco della vita.
A quale donna musicista si ispira?
Tantissimo a Nadia Boulanger, grandissima maestra di tutto (la grande maestra francese fu insegnante di Barenboim, Bernstein, Gershwin, Glass, Piazzolla, ndr); sicuramente a Marta Argerich, che adoro; nel passato, avrei voluto incontrare Clara Schumann, una donna eccezionale come persona e come artista.
Lei vanta il privilegio di essere stata chiamata ad essere assistente di Bernstein, Pretre e Pappano. Cosa porta con sé del rapporto artistico con questi maestri?
Quando si incontrano geni come Leonard Bernstein è come sentire che ti viene instillata la linfa di un’arte altissima, che lui ha rappresentato: la sua personalità comprendeva poliedricità, fantasia, curiosità, capacità di reinventarsi a trececentosessanta gradi, caratteristiche che fanno un po’ parte anche del mio carattere. In Pretre, invece, ho visto un grande pittore della direzione d’orchestra: un artista capace di scelte particolarissime ma inimitabili, che sono solo sue.
Cosa ci fa Nicoletta Conti con l’«Italiana in Algeri» di un Rossini ventunenne?
Innanzitutto ci devo fare i conti... a ventun anni Rossini era già un genio! L’Italiana in Algeri è un’opera che sicuramente ha tanti motivi per essere indagata, per scavare nel carattere rossiniano. La sfida sta nel coniugare il senso ritmico - particolare, universale, molto teatrale – con una cantabilità già avanti, proiettata verso il Romanticismo: la complessità di Italiana in Algeri sta nella varietà fra momenti dove prevale il ritmo, momenti dove prevale la melodia, momenti dove i due aspetti sono uniti con prevalenza ora dell’uno, ora dell’altro. Anche il libretto, un po’ rimaneggiato, funziona molto bene in questa edizione. In ogni caso, dal punto di vista teatrale va sempre ascoltata la musica.
Cosa pensa del progetto Pocket Opera che porta una “lirica tascabile” nei teatri grandi e piccoli del territorio?
Se di scelte come quelle di Pocket Opera se ne facessero centinaia in tutta Italia non ci sarebbe la morìa di pubblico che siamo costretti a registrare. Tutti i teatri dovrebbero compiere queste operazioni! Si tratta di un grande progetto che incuriosisce e svolge un’azione sociale e culturale.
Stefano Lamon
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