Causa per il forno degli orrori
Eredi divisi sulla richiesta danni

Al processo sull’impianto di Biella si aprirà il fronte dei risarcimenti anche a Erba. Il legale: «È una questione morale». Ma c’è chi è scettico sull’entrare in causa

Regnavano lo sconcerto, il dolore e la rassegnazione alla riunione organizzata martedì sera nella sala dell’oratorio di San Maurizio dall’impresa di pompe funebri «Lella & Luciano» di Erba per i parenti dei defunti che sono stati cremati nell’impianto di Biella dal marzo 2017 all’ottobre 2018.

Secondo la procura del capoluogo piemontese, in quel lasso di tempo i responsabili del servizio, titolari e dipendenti della società di gestione con appalto da parte del Comune, si sarebbero resi responsabili di diversi reati, come distruzione e soppressione di cadavere, truffa, gestione pericolosa di rifiuti, istigazione alla corruzione, tra gli altri.

A conclusione delle indagini e in vista dell’apertura del processo è arrivato il momento per le famiglie che si sentono danneggiate di decidere se costituirsi parte civile.

Per facilitare un’azione collettiva si è mossa l’impresa funebre erbese, ma anche Adoc Como (associazione dei consumatori della Uil), quest’ultima rappresentata martedì sera dal presidente Attilio Guarisco. Entrambi hanno messo a disposizione il loro legale di fiducia. La scelta però è personale e spetta a ciascuna famiglia. Una decisione, che come è stato dimostrato dal dibattito di martedì, non si rivela tanto facile.

Intanto perché chi si impegna a presentare denuncia querela non ha nessuna certezza di un ritorno, di ottenere cioè un risarcimento del danno. «La questione è morale - spiega Guarisco - Siamo qui per fare in modo che le quattro mila persone coinvolte non debbano essere dimenticate. Più voci siamo e più sensibilizziamo».

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