«Il Giro d’Italia in Israele
umilia i palestinesi»
Bufera a Magreglio

Paolo Ceruti, ex sindaco del luogo simbolo del ciclismo è uno dei fondatori del Museo del Ciclismo del Ghisallo: «Ho conosciuto Bartali, così lo strumentalizzano»

Il Giro d’Italia di ciclismo con partenza da Israele (“Il Giro della pace” titolava ieri la Gazzetta dello Sport presentando la clamorosa novità) è finito nel tritacarne della politica di casa nostra. A contestare il progetto - accolto con consensi unanimi da tutto il mondo del ciclismo e dello sport - è Paolo Ceruti ,uno dei promotori del Museo del ciclismo della Madonna del Ghisallo e sindaco di Magreglio al momento della posa della prima pietra, nonché firmatario della pergamena di fondazione. E la spiegazione, affidata ai social e poi ribadita a “La Provincia” è ben chiara: in questo modo si vuole strumentalizzare politicamente la corsa rosa, “umiliando e offendendo il popolo palestinese”.

«Sì, non condivido assolutamente questa scelta che va contro lo spirito di pace dello sport – spiega Ceruti, che è stato anche presidente della Comunità Montana ed è attualmente consigliere di minoranza a Magreglio - Il Giro con partenza da Gerusalemme di fatto umilia e offende i palestinesi e quanti si battono, compresi anche molti ebrei, per una soluzione equa in Terra Santa. In questo modo si consentono anche strumentalizzazioni che con lo sport non c’entrano nulla».

«Il voler giustificare questa scelta con quanto fatto da Bartali durante la Seconda guerra mondiale è solo un espediente - rilancia Ceruti - Nessuno si permetterebbe mai di contestare un omaggio a Bartali, ma realizzato in questo modo, diventa solo una strumentalizzazione di cui si poteva fare a meno».

I responsabili della Fondazione che gestisce il Museo del Ciclismo del Ghisallo prendono le distanze dalle parole di uno dei loro fondatori: «La politica resti fuori dallo sport».

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