Alluvione sul lago
Tanta solidarietà
ma nessun fatto

La dura protesta degli amministratori per lo stato di emergenza che il governo non ha ancora firmato. Il sindaco di Laglio: «Capisco le emergenze internazionali e le ferie estive, ma dobbiamo risposte ai cittadini»

«I cittadini hanno diritto ad avere risposte certe e immediate. Soprattutto chi ha perso la casa». Lo hanno gridato in coro, ieri, il parlamentare Alessio Butti e il sindaco di Laglio Roberto Pozzi.

Un appello al governo affinché acceleri i tempi per la dichiarazione dello stato d’emergenza a seguito dell’alluvione di fine luglio che ha devastato il basso Lario. Manca una firma, quella del premier Mario Draghi, che sarebbe dovuta arrivare già la scorsa settimana. E invece nulla, a distanza di un mese dagli eventi.

Dai paesi più colpiti - su tutti Blevio, Cernobbio, Laglio, Brienno e Schignano - sono passate le alte cariche dello Stato e della protezione civile, funzionari, tecnici e geologi. Tutti attoniti davanti agli scenari che si presentavano ai loro occhi. C’è da intervenire al più presto e non si può pretendere che lo facciano da soli i piccoli Comuni, a fronte di decine di milioni di euro di danni. Con lo stato di calamità naturale, arriverebbero i fondi necessari per avviare le opere più significative e dare quantomeno risposte a chi non sa nemmeno se potrà tornare a casa. Il tempo, intanto, passa. «Mi avevano garantito che lo Stato d’emergenza sarebbe stato dichiarato, come da me in più occasioni richiesto, con decreto entro il 20 agosto e io ho aggiornato in tempo reale la nostra comunità lariana - ha ribadito l’onorevole Butti - comprendo le emergenze internazionali che il governo ha dovuto affrontare, ma ieri e oggi ho nuovamente sollecitato Palazzo Chigi ad emanare quanto prima il DPCM necessario a restituire fiducia e serenità alle famiglie colpite così duramente dalle alluvioni di fine luglio e a tutto il mondo economico. Ad oggi sappiamo, con certezza, che la relazione predisposta da Protezione Civile, necessaria al governo per dichiarare lo stato di emergenza, non solo è ultimata, ma è anche stata inviata, da tempo, alla presidenza del Consiglio dei Ministri».

Dello stesso parere il sindaco Pozzi: nella sua Laglio si sta lavorando per la pulizia del tombotto del torrente Caraello - da dove si è riversata la frana - sia via terra che via lago, per fare in modo che in caso di pioggia, l’acqua defluisca nel naturale corso senza creare altri danni. La parte più impegnativa sarà però la rimozione dei detriti che ancora sommergono le case. «Capisco la crisi afghana, capisco le ferie estive. Capisco tanto e quasi tutto, ma a distanza di un mese non abbiamo ancora lo stato di calamità naturale - ha tuonato Pozzi - i cittadini hanno diritto ad avere risposte certe ed immediate. Attendiamo fiduciosi ma sempre più impazienti questo Consiglio dei Ministri e le opportune decisioni. Solo dopo capiremo, attraverso Regione Lombardia, chi potrà intervenire e in che modo». (Daniela Colombo)

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