Bufera sulle nomine in Csu
Il consigliere condannato si dimette

Gianluigi Rossi ha lasciato l’incarico con una laconica e formale mail

«Dottor Rossi?». «Sì, chi parla?». «Quotidiano La Provincia». Clic.

Sono un telefono attaccato in faccia e un messaggio di posta elettronica certificata, con ad oggetto la scritta “dimissioni”, le repliche ufficiali di Gianluigi Rossi alla bufera nomine.

Il diretto interessato decide di non rispondere, ma sceglie attraverso una formale e laconica mail di dimissioni da consigliere di Csu - priva di qualunque motivazione - di chiudere la vicenda che lo ha visto coinvolto in prima persona e di togliere dall’imbarazzo sia il Comune che la stessa Como Servizi Urbani.

Il consulente d’azienda con incarichi in società prestigiose, anche quotate a Piazza Affari, era stato indicato dal sindaco Mario Landriscina, lo scorso giugno, come membro del cda della società di proprietà al 100% di Palazzo Cernezzi. Una scelta fatta sulla base di un curriculum indubbiamente notevole. Ciò che non sapeva il sindaco e non sapevano gli uffici comunali era che Rossi, nell’aprile dello scorso anno, aveva avuto una condanna in via definitiva a un anno e 4 mesi (con sospensione condizionale della pena) per «bancarotta patrimoniale per distrazione». Condanna non ostativa per incarichi pubblico o in società pubbliche, ma che ha letteralmente colto di sorpresa tutti in amministrazione.

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