La Velarca che rinasce
a distanza di sette anni

Maslianico Ormeggiata davanti all’Isola Comacina la storica imbarcazione era stata donata al Fai

Il 22 settembre di sette anni fa, il Fai celebrava la donazione della Velarca - la casa-barca storicamente ormeggiata nella Zoca de l’Oli davanti all’isola Comacina a Ossuccio - da parte dei coniugi Aldo e Maria Luisa Norsa. Sette anni dopo, nel cantiere Ernesto Riva si è celebrata la rinascita di questo pezzo di storia del nostro lago. Come? Con la fine del primo lotto di restauri della Velarca, che a malincuore ha dovuto dire addio al vecchio scafo - logorato dal lento incedere degli anni e dall’azione erosiva del lago - e ripartire da un nuovo scafo - uguale in tutto e per tutto al primo - in legno di castagno, lungo 19 metri.

Tecniche innovative

Un progetto - finanziato dagli stessi donatori (la famiglia Norsa, ndr) - che il Fai ha affidato al professor Carlo Bertorello - docente di strutture navali all’Università Federico II di Napoli e all’esperienza di Daniele Riva. Tutte le parti della Velarca sono state rilevate, ridisegnate in tre dimensioni e la loro forma riprodotta su sagome usate per ricostruire gli elementi strutturali. Un approccio, come sottolineato ieri, efficace, pratico ed economico. L’architetto Paola Candiani, responsabile Restauro e Conservazione Fai (presente anche Andrea Rurale, presidente Fai Lombardia), ha confermato che «ora inizia la seconda fase dei lavori, che riguarda l’allestimento abitativo originale realizzato su progetto del celebre studio milanese Bbpr (Belgiojoso, Banfi, Perassutti e Rogers)».

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