Morto nell’incendio della baita
L’autopsia scioglierà gli ultimi dubbi

Martedì gli accertamenti sul corpo di Remo Raviscioni sveleranno perché non è fuggito. Tra le ipotesi c’è quella di un malore mentre alcuni parenti temono sia stato aggredito

I rilievi dei vigili del fuoco, effettuati dal Nucleo Investigativo Antincendi nella baita esplosa in frazione Albonico sopra Sorico, sono finiti. Ora, tutto quanto è stato repertato è stato portato in laboratorio per essere analizzato.

I controlli

L’intento è quello di ricostruire la dinamica che ha portato all’incendio e poi alla deflagrazione che mercoledì scxorso ha letteralmente dilaniato lo stabile in cui abitava Remo Raviscioni , 66 anni.

La struttura – fortemente danneggiata e comunque non abitabile – è stata posta sotto sequestro. Intanto, appare sempre più chiaro come un passaggio fondamentale dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Giuseppe Rose , sarà l’autopsia il cui incarico verrà assegnato non prima della mattinata di martedì.

Un elemento non secondario, questo, perché lascia intendere – seppur nel riserbo istruttorio – che gli inquirenti non avrebbero in mano al momento elementi tali che possano far pensare ad una morte violenta, avvenuta per l’aggressione di qualcuno dall’esterno. Poi, ovviamente, sarà l’esame autoptico a dare risposte che al momento o mancano oppure sono solo ipotizzate. Autopsia che prevederà anche la verifica del Dna per attribuire definitivamente il corpo trovato nella baita, irriconoscibile, all’uomo che vi abitava.

Il mistero

A monte di tutto, rimane sempre la domanda cui non è stato possibile, fino ad oggi, dare una risposta. L’incendio – è ormai assodato – si sarebbe sviluppato ben prima dell’esplosione e non in seguito ad essa. Ovvero, la baita di Albonico avrebbe bruciato, stando ad alcune testimonianze, per almeno un quarto d’ora, forse venti minuti, prima evidentemente di raggiungere la bombola del gas e di esplodere demolendo buona parte dello stabile.

L’interrogativo che da subito ci si è posti è stato perché Remo, in questo lasso lungo di tempo, non sia scappato. La prima ipotesi messa sul piatto è stata quella del malore, che possa averlo colpito mentre maneggiava il fuoco, magari per prepararsi la cena vista l’ora dell’incidente.

Un malore che l’avrebbe lasciato esanime a terra (sarebbe stato ritrovato nell’ambiente unico che comprendeva la cucina) in balia di quanto stava avvenendo, ovvero del fuoco e della successiva esplosione.

Alcuni parenti, tuttavia, hanno sollevato dubbi legati al fatto che la porta della casa fosse stata trovata aperta dai soccorritori, o comunque semichiusa, cosa che Remo pare non facesse mai, abituato come era a chiuderla con un catenaccio soprattutto la sera.

Insomma, i dubbi che serpeggiano in paese potranno essere sedati solo una volta che il medico legale dell’ospedale Sant’Anna che effettuerà l’autopsia – il corpo della povera vittima è stato portato nell’ospedaleSant’Anna– sarà in grado di dare una risposta alla causa i morte del signor Raviscioni, ritrovato dai vigili del fuoco sotto le macerie del crollo quando già da un po’ di tempo avevano iniziato ad ispezionare quello che rimaneva della baita.

Mauro Peverelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA