Saluto romano in memoria dei gerarchi fascisti, assolti due nostalgici

La sentenza Il giudice di Como ha chiuso il caso “perché il fatto non sussiste”

Finiti a processo per aver fatto il saluto romano durante una «cerimonia pubblica organizzata in memoria dei 15 gerarchi fascisti fucilati» a Dongo, nel Comasco, nell’aprile del 1945, due militanti di estrema destra sono stati assolti oggi dal Tribunale di Como dall’accusa di manifestazione fascista «perché il fatto non sussiste».

I due erano accusati di aver violato la legge Mancino che punisce l’incitamento all’odio e alla violenza e la discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. In particolare, stando all’imputazione, in quella cerimonia del 26 luglio del 2020 «durante la lettura scandita dei nomi dei gerarchi, posizionati sull’attenti, alzavano il braccio destro effettuando il cosiddetto “saluto romano” ed urlavano “presente”».

Già lo scorso gennaio altri 23 imputati, che erano finiti indagati nello stesso procedimento, erano stati assolti. Negli ultimi anni molti processi sono stati portati avanti dalla magistratura su casi di saluti fascisti, a volte col cosiddetto “rito del presente”» e in vari contesti, anche celebrativi, ma la giurisprudenza non ha ancora assunto una linea uniforme, in quanto in alcuni procedimenti gli imputati sono stati condannati e in altri assolti e a seconda dei gradi di giudizio.

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