«Silurato per avere agito in buona fede»
Lo sfogo dell’ex sindaco di Blessagno

Longoni: «Trattato come se fossi un delinquente per avere chiuso un contatore guasto. Noi amministratori serviamo lo Stato ma poi lui non ci tutela». Numerosi gli attestati di stima

Dura lex sed lex. Una condanna penale a otto mesi di reclusione passata in giudicato con sospensione condizionale della pena , ha inchiodato il sindaco di Blessagno Marco Longoni agli effetti della legge Severino.

In settimana dovrà lasciare le chiavi del palazzo municipale al suo vice Piero Righetti e ritirarsi a vita privata. Gli atti compiuti dal sindaco in questi quattro mesi rimangono validi. Le elezioni per il rinnovo dei consiglio comunale e alla carica di sindaco dovrebbero tenersi tra maggio e giugno prossimo. Secondo l’articolo 10 e 11 della legge dell’ex guardasigilli del governo Monti, il sindaco per effetto di quella condanna definitiva , era incandidabile .

Un verdetto implacabile . «Violazione di domicilio commessa da un pubblico ufficiale» . Ma per il sindaco che in quella casa non c’è mai entrato si è tratto solo di un banale incidente. « Come è stato accertato durante i tre gradi di giudizio – prosegue Longoni- avevamo chiesto l’autorizzazione ad entrare i un’abitazione ad uno dei comproprietari per sigillare il contatore dell’acqua che tra l’altro accusava una perdita. Abbiamo operato in assoluta buona fede».

«La legge Severino mi ha trattato come un delinquente qualunque. Nei nostri piccoli paesi i sindaci sono servitori dello Stato e lo Stato non tutela i propri servitori» . Aggiunge: « In questi giorni ho ricevuto tanti attestati di stima e solidarietà dai miei concittadini, dai colleghi sindaci e da qualche consigliere regionale».

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