Troppo presto per celebrare messa
Sono 17 le parrocchie che dicono no

Tremezzina, fanno capo al vicariato di Lenno e di Menaggio «Ci sono tanti positivi,se ne riparla il 30 maggio»

L’obiettivo, ben inquadrato in un documento congiunto, è arrivare a «una graduale ripresa delle celebrazioni». La sostanza sta nel fatto che i parroci di 17 parrocchie che fanno capo al vicariato di Lenno e Menaggio hanno deciso di attendere ancora un po’ prima di riprendere le celebrazioni nelle chiese.

Niente messa ieri, ma appuntamento per tutti rimandato al 30 maggio (vigilia di Pentecoste), riservandosi una verifica dell’andamento dei contagi sul territorio. Il cuore del ragionamento sta proprio in questo passaggio, tenendo conto che a queste latitudini il Coronavirus ha allungato più che in altre parti i suoi tentacoli. Le 17 parrocchie - radunate in 7 comunità pastorali - sono Colonno, Sala Comacina, Lenno, Ossuccio, Mezzegra, Tremezzo, Griante, Menaggio, Croce, Nobiallo, Loveno, Grandola, Naggio, Bene Lario, Plesio, Barna, Acquaseria e Santa Maria. Il documento è stato sottoscritto dal vicario foraneo don Italo Mazzoni con i parroci don Mario Zappella, don Luca Giansante, don Pierino Riva, don Daniele Crosta, don Guido Locatelli, don Michele Parolini e don Sergio Tettamanti, quest’ultimo rettore del Santuario della Beata Vergine del Soccorso di Ossuccio (Tremezzina).

Una decisione a lungo ponderata - quella dei parroci - e anticipata via social domenica sera (tenendo conto della ripresa delle celebrazioni fissata per ieri) da don Luca Giansante, parroco di Mezzegra, Tremezzo e Griante. Nel documento, viene evidenziato che questa decisione nasce a seguito «di un confronto con le istituzioni civili e con medici esperti, che confermano il momento ancora critico per il nostro territorio, a motivo della percentuale di casi positivi ancora molto alta».

E aggiunge don Italo Mazzoni, «Abbiamo ritenuto opportuno in questa fase in cui c’è ancora una coda significativa del virus sul nostro territorio, rimandare al 30 maggio l’apertura delle chiese per un’ulteriore valutazione della situazione in essere». Una decisione che ha trovato unanime consenso tra i parroci e il rettore del Santuario, senza dimenticare « i Consigli pastorali dove si è potuto». (Marco Palumbo)

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