Valico di Valmara, sindaci in rivolta
«La Svizzera umilia 1.200 frontalieri»

Dal Centro Valle a Cerano Intelvi la protesta dopo l’ennesimo no alla riapertura. Previsto un maggior afflusso a Oria Valdolsa-Gandria

Mai come in questo momento il fronte dei sindaci intelvesi (e non solo) si sta compattando su un tema che sta a cuore non solo a 1200 frontalieri, ma anche a un intero territorio: la chiusura prolungata del valico ticinese di Arogno, sotto i tornanti della Valmara. L’annuncio atteso per l’8 maggio 2020 dopo le timide aperture di Berna non è purtroppo arrivato. E così la Valmara resta chiusa e con la riapertura da lunedì 11 maggio in Ticino anche di bar e ristoranti è scontato che la situazione in quel di Gandria - da metà marzo in poi il valico di riferimento di molti frontalieri intelvesi - è destinata ulteriormente a peggiorare, con ulteriori ripercussioni sulla già delicata viabilità della Valsolda e di Porlezza. Il consigliere provinciale e sindaco di Centro Valle Intelvi, Mario Pozzi, intende rivolgere un appello forte - d’intesa con gli altri primi cittadini - al prefetto Ignazio Coccia. «Umanamente questa pandemia ci ha provati - fa notare Mario Pozzi - Il Ticino ha scelto di ripartire gradualmente già da dopo Pasqua, ma non mi sembra stia mettendo i lavoratori frontalieri - o almeno molti di essi - nelle condizioni di raggiungere il posto di lavoro nelle migliori condizioni. Non mi dilungo sul fatto che questo territorio sia stato umiliato dalle decisioni di Berna, ma mi preme rimarcare che non siamo disposti a subire ulteriormente questa situazione. La Svizzera ancora una volta ha deciso da sola il da farsi». Anche per il sindaco di Cerano d’Intelvi, Oscar Gandola «non c’è una ragione plausibile per motivare questo atteggiamento della Svizzera. Stiamo vivendo un momento difficile sotto molti punti di vista. E aggiungere tensioni - attraverso 80 e più chilometri da sommare al tragitto quotidiano per raggiungere il posto di lavoro - a quelle già in essere veramente è un qualcosa che si commenta da solo e che provoca rabbia e sconcerto. Dimenticare un intero territorio è un atteggiamento grave e irresponsabile».

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