Banchiere, giornalista, super manager
A processo l’uomo delle mille vite. E truffe

L’incredibile caso di Giorgio Valle, per il quale il giudice ha chiesto sei anni
Protagonista di una serie di interviste “ impossibili” a personaggi importanti

A chi, undici anni fa, gli chiese come avrebbe immaginato la sua vita, rispose: «Su una barca a vela con un computer per non smettere di scrivere». E invece eccolo lì a veleggiare da un tribunale all’altro Jordi Valle, al secolo Giorgio Valle, definito da molti il “re delle truffe” e del trasformismo. Di sè ha sempre raccontato - e pure scritto su un libro semiautobiografico - di essere nato in Catalogna ma di aver scelto il Lario (e Valmorea, più precisamente) come sua casa.

Per rendere più credibile la suggestione girava con in tasca almeno tre carte d’identità (tutte false) spagnole: una intesta a Jordi Valle, un’altra a Jordi Arevalo Valle e la terza a Jordi Fendoni Valls. Peccato che il vero nome di “Jordi” fosse Giorgio e che non si trovi traccia a Igualada (ridente cittadina a una manciata di chilometri da Barcellona) del suo atto di nascita. E infatti Giorgio Valle è nato, in realtà, a Sondrio, il 7 novembre 1950.

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Non è la sola bugia attribuita all’uomo per il quale, ieri, la Procura di Como ha chiesto una condanna a sei anni e 2 mesi di carcere per una serie così lunga di reati che non è bastato l’alfabeto per mettere in fila tutte le accuse di truffa, falso, sostituzione di persona, appropriazione indebita, furto contestate all’uomo la cui ultima residenza risulta essere una casa di via Volta 48, un appartamento in cui sotto il falso nome di Jordi Arevalo, aveva abitato per almeno quattro anni, prima di essere cacciato per morosità.

Tra le contestazioni per le quali il fantasista dei dati anagrafici si trova a processo, almeno un paio di frodi che si sono tramutate in guadagni per oltre 15mila euro: una ai danni di una donna che cercava una casa di cura per la madre, e che il falso (per l’occasione) membro del consiglio di amministrazione di un’importante società milanese proprietaria di diversi ospedali privati avrebbe finto di aiutare. L’altra ai danni di un cantiere navale ligure, al quale il falso (per l’occasione) ingegnere avrebbe ventilato la vendita di dieci imbarcazioni dall’Algeria per un controvalore di 39 milioni.

Ma il coup de théatre di questo processo risale al maggio 2011 quando, fermato dalla polstrada di Como e portato in “caserma” per controlli, l’uomo sarebbe riuscito ad approfittare di un attimo di distrazione degli agenti per rubare una cartelletta con all’interno una serie di verbali di multa.

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Contestazioni da nulla, in ogni caso, se si scorre il curriculum di mr Jordi. Perché il “nostro” - finito in cella nel 2012 a Voghera e condannato per direttissima a 18 mesi senza condizionale - nel 2008 vestì pure i panni di (finto) giornalista e fu al centro di una serie di clamorosi scoop “venduti” a “Il venerdì” di Repubblica , per il quale fu in grado di intervistare in pochi mesi Gabriel Garcia Marquez, il presidente venezuelano Hugo Chavez, i due leader delle Farc (le forze armate rivoluzionarie della Colombia) Alfonso Cano e Mono Jojoy e pure il presidente colombiano Alvaro Uribe (intervista, quest’ultima, smentita sul sito web dallo stesso governo della Colombia).

Il finto amministratore di una delle banche più importanti del mondo, nonché finto giornalista, finto scrittore, finto velista, finto editore, finto mediatore di affari, finto amico dei personaggi più in vista dell’America latina tornerà in aula a Como (o, almeno, lo farà il suo avvocato Natalia Cattini, essendo Valle irrintracciabile), il prossimo marzo per la sentenza.

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