Beato Ambrosoli, la festa a Kalongo con 20mila fedeli

Ronago Una festa la beatificazione di Padre Giuseppe Ambrosoli, a Kalongo. Migliaia di persone arrivate a piedi da tutta l’Uganda

Non è stata solo una cerimonia di Chiesa. Non è stato solo un rito solenne, durato più di tre ore, in una coreografia naturale rigogliosa ed organizzata a puntino con palco, fiori, altare, passatoia rossa sulla terra rossastra. Ma è stata una festa, la più grande delle feste, per la beatificazione di Padre Giuseppe Ambrosoli, ieri, a Kalongo, 20mila persone presenti, migliaia arrivate a piedi da tutta l’Uganda. E due arcivescovi, dieci vescovi di cui tre italiani, una schiera di sacerdoti e religiosi, Padri comboniani e suore comboniane, innanzitutto, il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, con tante autorità, medici, infermieri, operatori nei diversi settori.

Una festa: la fede e la liturgia si sono intrecciate con la cultura e il folclore africani, canti in latino e in Acholi, la lingua del posto e danze, perfino la “danza regale”, riservata alle circostanze maggiori, uomini in canottiera bianca, gonna di pelle e copricapo di piume; donne e bambine in bianco con le ali d’angelo e, ancora, donne in costume del posto e anche un sacerdote, sul palco, danzava. E poi battimani, grida altissime di giubilo e canti, solo il Gloria è durato sei – sette minuti, il triplo del solito E la colorata processione offertoriale ha portato all’altare la vita quotidiana, banane e taniche d’acqua, sedia e zucche.

Alle ore 8.12, ora italiana, è scoccato il momento: l’arcivescovo di Gulu, Giovan Battista Odama, ha letto la petizione « chiediamo che Padre Giuseppe Ambrosoli sia annoverato tra i Beati » e Padre Arnaldo Baritussio, postulatore della causa, ha esposto la biografia del medico – missionario, sottolineando il suo motto: « Dio è amore e io sono il Suo servo per colui che soffre», le sue virtù eroiche, il suo fare in modo straordinario le cose ordinarie. E che cose, peraltro.

Alle ore 8.28, per voce del Nunzio apostolico Luigi Bianco, la declamazione della lettera di Papa Francesco, datata 7 ottobre 2022, Madonna del Rosario: «Accogliendo il desiderio di molti fratelli,concediamo che il venerabile Servo di Dio Giuseppe Ambrosoli, comboniano, medico e sacerdote, buon samaritano che si fece prossimo per curare le ferite di corpo e di spirito, d’ora in poi possa essere chiamato beato ». E la ricorrenza liturgica sarà il 28 luglio, vigilia del battesimo di Padre Giuseppe, nato da cinque giorni. Ma proprio durante la lettura, si è levato un soffio di vento: un caso o “la brezza di Dio” della Sacra Scrittura.

Alle ore 8.35, Padre Ambrosoli è stato iscritto nel registro dei Beati ed è stato svelato il grande arazzo: eccolo, Padre Giuseppe, un bambino tra le braccia e non è un bambino Acholi, sottolinea il commentatore, Padre Cosimo, vicepostulatore, che con Enrica Lattanzi, giornalista del Settimanale della Diocesi di Como e “Luci nel mondo”, ha accompagnato la diretta sul canale You Tube. E’ un bambino di etnia diversa, ma il Beato era ponte per l’umanità, per ogni fratello. E’ il primo beato d’Italia e d’Uganda nel contempo, il primo proclamato in una parrocchia e non in una cattedrale e i discorsi di tanti amici, conoscenti, confratelli, autorità, oranti, hanno citato la Diocesi di Como, il Cardinale Oscar Cantoni, la famiglia Ambrosoli, i benefattori. Sul palco, nel ringraziamento, la coppia di Ronago, Isabella Guarisco e Lorenzo Pini e sempre al lavoro, ma stavolta come cameramen, il volontario di “Kalongo nel cuore”, Gianni Gasparini di Uggiate. C’era Lucia, la giovane madre ugandese miracolata e c’era Dio che tiene tra le braccia il suo bambino ed ogni bambino.

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