«Curavo la sofferenza,
ma non uccidevo»

Morti in corsia Leonardo Cazzaniga ieri in aula ha spiegato il suo metodo: «Veder morire mi addolorava»

«Non ho mai provato gusto a veder morire dei pazienti. La morte del paziente mi provocava autentico dolore. Anche per questo motivo ero in cura da uno psichiatra che mi prescriveva le terapie che assumevo. Ma l’assunzione di farmaci non ha mai influenzato le mie decisioni di lavoro. Io somministravo delle cure palliative allo scopo di alleviare le sofferenze di pazienti terminali».

Non era il suo turno, ma ieri mattina l’ex vice primario del pronto soccorso di Saronno, Leonardo Cazzaniga, accusato di omicidio volontario per il decesso di 14 persone (11 in corsia e 3 in ambito familiare), ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee.

In cura psichiatrica

Ha voluto esprimere il proprio pensiero, forse stimolato dalle parole di un testimone, Elena Soldavini, medico all’ospedale di Saronno al tempo dell’inchiesta “Angeli e Demoni”, che ieri ha riferito in aula prima delle sue dichiarazioni spontanee.

«Lui diceva – ha riferito la Soldavini – che era in cura psichiatrica. La mia impressione è che provasse piacere a determinare il momento esatto della morte di un paziente. Soffriva di delirio di onnipotenza».

Dichiarazioni che la donna aveva rilasciato alle autorità inquirenti e che ha confermato ieri mattina in aula in seguito al richiamo alla memoria effettuato dal Pm titolare del fascicolo, Maria Cristina Ria.

A fine settimana, venerdì, si torna in aula con le audizioni dei periti.

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