L’addio a Massimo
«Hai portato amore
a casa e nello sport»

Bulgarograsso: folla sul campo del centro sportivo ai funerali del dirigente della Fc, morto a 49 anni

Palloncini colorati per l’ultimo saluto a Massimo Bilardello - 49 anni, dirigente dell’Fc Bulgaro - sul campo del centro sportivo comunale che tanto amava. Una seconda casa per lui e la sua famiglia. Non poteva esserci luogo più idoneo di quello per congedarsi dai suoi ragazzi e dalla grande famiglia dell’Fc Bulgaro di cui faceva parte da tre anni.

Era dirigente accompagnatore dei Giovanissimi 2005 e Pulcini 2009. In precedenza, dirigente del Gsd Astro di Olgiate Comasco, città dove si era trasferito, da Torino, nel 1994. Una folla nel tardo pomeriggio di sabato ha partecipato al rito funebre; non meno di 400 persone, in parte sedute debitamente distanziate e in parte in piedi tutt’attorno. Hanno atteso l’arrivo del feretro fuori dal campo. Dopo la bara, sono entrati i familiari e via via atleti, dirigenti e le tante persone intervenute, fra cui anche il sindaco di Olgiate Comasco, Simone Moretti, e Fabio Chindamo primo cittadino di Bulgarograsso.

I suoi ragazzi si sono presentati con la divisa del Bulgaro. Silenzio, compostezza e una grande commozione hanno contraddistinto il rito funebre, concelebrato dai vicari di Olgiate Comasco don Romeo Scinetti e don Francesco Orsi che conoscevano molto bene lo sfortunato papà, deceduto domenica scorsa per un tumore diagnosticatogli esattamente un mese prima.

Dignitosi e composti nel loro dolore la moglie Angela Panella, i figli Alex e Cristian (14 e 11 anni) e gli amici dell’Fc Bulgaro. Nell’omelia don Romeo ha rimarcato l’amore che Max ha vissuto e donato sia a casa sua, che sviluppato anche nelle sue passioni. Una su tutte il calcio, che ha trasmesso ai suoi figli e ai tanti ragazzi che hanno solcato quello stesso campo.

Al termine del rito funebre un lancio di palloncini e poi un lungo applauso che ha accompagnato l’uscita dal centro sportivo del feretro, su cui erano state appoggiate la bandiera del Bulgaro e la sciarpa della Juventus di cui era un grande tifoso. (Manuela Clerici)

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