L’addio al papà di “Rapid foto”
In pochi mesi sconfitto dal male

Olgiate Comasco, Livio Spinelli si è spento a 73 anni

Addio al fotografo Livio Spinelli. È deceduto nel primo pomeriggio di ieri, venerdì, nella sua abitazione in via Milano, dove ha sede il negozio “Rapid foto”, per cui era conosciuto in tutta la zona.

Si è spento a 73 anni dopo aver combattuto contro un linfoma molto raro e aggressivo – diagnosticatogli a settembre - che in pochi mesi l’ha separato per sempre dalla moglieMaria Rosa e dai figli Andrea e Antonella che il primo febbraio lo aveva reso nonno della piccola Marta. Due destini che si sono incrociati nella stessa giornata.

«Nel giorno in cui è nata la sua prima nipotina, i medici gli avevano comunicato che non c’era più nulla da fare – racconta la figlia - Mi ha mandato un messaggio in cui diceva “Una vita inizia, una vita finisce”. Papà era così, apparentemente cinico, ma in realtà una persona decisa, sicura, determinata, che non voleva sentirsi raccontare favole. Sapeva tutto della sua malattia fin dall’inizio e ha condiviso e apprezzato quanto è stato fatto per lui. Prima di addormentarsi, per poi non svegliarsi più, ci ha detto “Non sono mai stato così felice”. Gli ho domandato perché e mi ha risposto “Non vedi, siamo qui tutti. Siete qua tutti per me. Quello che avete fatto lo avete fatto per me”».

Con una estrema lucidità e consapevolezza ha affrontato la malattia, così come era nel suo stile. Malattia dal rapido decorso. A metà settembre, andando in palestra, si era accorto di un dolore al nervo sciatico.

Dagli esami disposti dal medico curante è emersa una diagnosi apparsa subito come una sentenza: linfoma di Burkitt nella forma più aggressiva.

Nonostante le ottime cure ricevute nel reparto di ematologia dell’ospedale di Varese non c’è stato nulla da fare.

Se ne è andato uno dei fotografi più conosciuti e apprezzati in zona.

«Papà aveva scattato le prime foto durante il militare e si era subito appassionato alla fotografia – ricorda la figlia – Tornato a casa, aveva iniziato a collaborare con un fotografo di Alzate Brianza, suo paese di origine. Dopo aver lavorato in un colorificio, si è dedicato a quello che gli piaceva fare e nel 1989 ha aperto il negozio. Qualche anno dopo è entrata anche la mamma, nel ’97 io e poi mio fratello. È riuscito a trasmettere la sua passione anche a noi».

«Era un uomo capace di guardare oltre, avanti - aggiunge la figlia Antonella - Il suo mondo girava attorno al negozio, che non ha mai lasciato neanche dopo la pensione. Faceva l’orto, andava in palestra, la sera usciva a far passeggiare il cane, girava con la sua spider Triumph turchese, ma poi tornava sempre in negozio. Era la quintessenza del brianzolo, famiglia e lavoro».

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