Minacce ai vicini con piccone e machete. In carcere dopo vent’anni di persecuzioni

Binago Misura cautelare a carico di Loris Gomiero, 53 anni. Paura tra gli altri residenti. È accusato di stalking condominiale, danneggiamento e porto di armi in luogo pubblico

Picconate alle imposte delle finestre, coltelli infilzati nella porta di ingresso degli appartamenti, un machete utilizzato per minacciare e scassare le cassette delle lettere, avvertimenti a chi entrava nello stabile e che in passato aveva pensato di fare denuncia ai carabinieri.

È lunga e articolata la serie di contestazioni che la procura di Como ha messo nero su bianco (in una indagine coordinata dal pubblico ministero Antonia Pavan) nella richiesta di ordinanza di custodia cautelare in carcere che è poi stata accolta e firmata dal giudice delle indagini preliminari Carlo Cecchetti.

In carcere

Al Bassone, con l’accusa di stalking condominiale ma anche di danneggiamento e di porto di armi in un luogo pubblico, come appunto i citati coltelli, picconi, accette e bastoni, è finito un uomo di Binago, Loris Gomiero, 53 anni. Nelle scorse ore l’uomo è stato sentito anche dal giudice che ne ha firmato l’ordinanza, rimanendo comunque in carcere.

Le sue vittime, fatto che rende la vicenda del tutto particolare, sarebbero i condomini di un palazzo di via Gramsci a Binago dove l’indagato abitava. Atti persecutori che per la pubblica accusa proseguivano da almeno 10, forse addirittura 12 anni, ma che negli ultimi mesi avevano subito una «escalation violenta» culminata nella giornata del 19 maggio, quando con un piccone l’indagato aveva minacciato una condomina impedendole di rientrare in casa, colpevole – a sui dire – di essere la responsabile dei futuri anni di carcere che avrebbe dovuto fare in caso di esito negativo della vicenda penale.

Nello stesso giorno, un altro condomino era stato inseguito con lo stesso piccone ed era stato costretto a fuggire.

Paura nel condominio

Secondo quella che è stata la ricostruzione fatta dai carabinieri della stazione di Olgiate Comasco, l’intero condominio era sotto il giogo dell’uomo, tanto da arrivare ad avere paura a sporgere denuncia per raccontare quanto avveniva («ho famiglia, figli e nipoti, e se parlassi...» avrebbe detto una vittima), dando dunque ragione a quelli che per il pm erano «metodi “malavitosi”» arrivati fino al punto di esporre una lettera di «minacce velate» ai condomini, che era stata affissa nello stabile.

Il giudice che ha poi concesso la misura della custodia cautelare in carcere, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, ha aggiunto come le minacce avessero avuto in passato anche un «carattere razzista», segnalando come l’ultimo episodio dell’escalation risalisse solo a qualche giorno prima, il 29 luglio, quando una tapparella di vicini di casa era stata danneggiata con un machete.

Evidente, nel quadro fin qui descritto, come la concessione dei domiciliari potesse essere assai difficile da dare.

La scelta è così ricaduta sulla misura del carcere che è stata eseguita nelle scorse ore, con anche l’interrogatorio di garanzia che si è già svolto e che non ha portato ad alcuna modifica del quadro d’insieme della vicenda penale, che rimane complessa.

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