Pochi medici, allarme dei sindaci
«Cerchiamo soluzioni tampone»

Olgiate In quattro anni sei dottori sono andati in pensione, ma non si trovano i sostituti Simone Moretti: «La Cooperativa a villa Peduzzi ci darà una mano, la situazione è al limite»

Persi medici storici andati in pensione e si fatica a trovarne nuovi stabili. In quattro anni a Olgiate sono andati in pensione sei medici di base (Gregorio Pecco, Fabio Bianchi, Mario Bernasconi, Luigi Pina, Giuseppe Borghi, Adriano Lamperti) e il primo della lista non è mai stato sostituito, ma i suoi pazienti ripartiti sugli altri colleghi in servizio.

«C’è un problema di carenza di medici di famiglia che sta diventando ormai cronico – osserva il sindaco Simone Moretti - Abbiamo perso una generazione di medici storici e fanno fatica ad arrivare nuovi medici in forma stabile. Andrebbe abolito il numero chiuso a Medicina e migliorato il trattamento economico. I frequenti avvicendamenti cui si è assistito anche da noi per la sostituzione di medici storici andati in pensione penalizzano il rapporto di fiducia indispensabile tra medico e paziente. Il medico deve tornare a essere un punto di riferimento stabile. Nessun cittadino è senza medico, ma a volte viene assegnato di default e qualcuno non sa neanche chi sia il proprio medico curante».

L’analisi

Crisi figlia di scelte sbagliate. «Il Covid ha esasperato i medici che erano in servizio – aggiunge Moretti – La fuoriuscita di personale storico andato in pensione non è stata bilanciata dal giusto turnover. È mancata la necessaria programmazione di nuove assunzioni per garantire un adeguato ricambio generazionale della classe medica. La soluzione non può essere alzare il massimale degli assistiti, è ovvio che i medici non possano sostenere un carico di duemila pazienti e alcuni anche di più».

L’assegnazione di incarichi a medici di origini straniere è già realtà anche in città. «Per fortuna ci sono e contribuiscono a contenere la carenza di nostri medici – sostiene il sindaco – Talvolta però c’è una certa resistenza nei confronti del medico non italiano per una questione di linguaggio, legato a una non perfetta padronanza della nostra lingua che può creare difficoltà nel relazionarsi con i propri pazienti. Sono preoccupato per il problema della carenza dei medici, tant’è che abbiamo cercato di tamponare accogliendo di buon grado la proposta della Cooperativa Medici Insubria di trasferire la propria sede in villa Peduzzi e attivare tre ambulatori per la presa in carico dei cronici».

I timori

La Cooperativa Medici Insubria, i cui soci sono 246 medici di medicina generale del territorio di Ats Insubria, trasferirà al primo piano di villa Peduzzi (una volta che gli uffici ex Asl ora lì allocati saranno spostati in piazza Italia) la propria sede operativa, con il personale amministrativo che gestisce 45mila pazienti cronici. Verranno allestiti tre ambulatori a disposizione gratuitamente per i soci medici per attività di presa in carico del paziente cronico nell’ambito del sistema sanitario nazionale in accordo con la Casa di Comunità, che ha sede nella vicina piazza Italia, col supporto del centro servizi di Medici Insubria.

«Avere tre ambulatori – osserva Moretti - dove all’occorrenza c’è sempre qualcuno che possa dare una risposta al bisogno è un ottimo servizio».

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