«Salvate la caserma»
Già venduti all’asta
gli alloggi di servizio

Di proprietà della fallita “Mozzate Patrimonio” sono stati acquistati da un privato che ora li reclama

Il Comune chiede aiuto a Regione, prefettura e Ministero degli interni per risolvere il rebus dei due alloggi di servizio della caserma dei carabinieri di via Galvaligi, che erano di proprietà della partecipata Mozzate patrimonio (dichiarata fallita nel 2014, dopo esser stata costituita nel 2003) andati all’asta e aggiudicati a un privato. Il quale ora chiede di poterne avere a tutti gli effetti la disponibilità, con gli evidenti problemi che inevitabilmente ne deriverebbero per l’organizzazione delle attività dell’importante punto di riferimento per la sicurezza urbana di tutta la zona del Seprio e della Bassa comasca, che di conseguenza può essere a rischio.

«Gli alloggi di servizio sono stati già andati all’asta, con conseguente aggiudicazione da parte di privato, che sollecita il rilascio degli appartamenti per entrarne in possesso - viene spiegato nella mozione firmata dal capogruppo della lista civica di maggioranza Un’altra Mozzate, Fabio Reina, approvata l’altra sera all’unanimità in consiglio comunale - il sindaco Luigi Monza, sia durante il primo mandato che nei mesi scorsi ha parlato in diverse occasioni con la prefettura, ponendo la questione unitamente alla complessità di tutti gli immobili medesimi conferiti alla Mozzate Patrimonio».

Il Comune ha insomma posto a più riprese la questione degli alloggi, attualmente utilizzati dai vertici dei carabinieri mozzatesi, aggiudicati a un privato, mentre nessuno si era detto interessato alla caserma stessa (all’interno della quale si trovano gli alloggi in questione) che era finita a propria volta all’asta.

Nel documento approvato in consiglio si è quindi dato mandato al primo cittadino e alla giunta di «interessare Regione Lombardia , per tramite dei rispettivi assessori, affinché vengano poste in essere interventi straordinari a risoluzione della questione della caserma e degli alloggi di servizio “ e di “sollecitare la prefettura ad intervenire presso il Ministero degli Interni per una ridefinizione della vicenda nella consapevolezza che a livello locale non si può permettere di perdere un presidio di sicurezza cosi importante».

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