«Ucciso per affermare il potere dei clan»
Bulgorello, chiesti due ergastoli

Il pubblico ministero vuole il carcere a vita per mandante ed esecutore dell’agguato al bar Arcobaleno: «Il delitto ordinato da un boss della ’ndrangheta come monito alla popolazione»

«L’omicidio di Mancuso è servito per riaffermare il dominio e il prestigio della ’ndrangheta sul territorio». Carcere a vita. È la richiesta di condanna avanzata ieri, al termine di una requisitoria durata tutta la mattina, dal pubblico ministero Cecilia Vassena, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Milano.

L’accusa ha sollecitato la condanna all’ergastolo per Luciano Rullo, considerato l’esecutore materiale dell’agguato mortale dell’agosto 2008 al bar Arcobaleno di Bulgorello, e per Bartolomeo Iaconis, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Francesco Mancuso.

Un omicidio, ha detto in aula il magistrato, che doveva essere «un monito per tutta la popolazione». Perché «l’atteggiamento della vittima verso un mafioso del rango di Iaconis», a cui Mancuso aveva preso a sprangate l’auto dopo due furiose litigate, «era una lesione del prestigio e dell’importanza» di un uomo già condannato perché considerato boss della ’ndrangheta.

A questo, considerato che la vittima, avvezza all’alcol, ogni volta che alzava il gomito litigava e creava problemi, «si è aggiunta la responsabilità di ristabilire l’ordine sul territorio, che è compito dell’organizzazione criminale». Il pubblico ministero non si è nascosta quando ha ammesso che «è stato un processo molto impegnativo per una vicenda intricata» e, soprattutto, datata nel tempo. Un «cold case», lo ha definito, riaperto nel 2015 quando Luciano Nocera, un assassino affiliato ai clan con interessi nell’Appianese, ha deciso di collaborare con la giustizia. Ora la sentenza è attesa il 6 luglio.

(Paolo Moretti)

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