«Verso la morte senza sofferenze»
Cazzaniga spiega il suo “protocollo”

Ascoltato dal giudice l’ex vice primario accusato di quindici omicidi

Un decalogo di principi etici alla base del famigerato protocollo Cazzaniga. Ieri mattina, durante il contro esame della difesa, l’ex vice primario dell’ospedale di Saronno, accusato di 15 omicidi volontari, ha spiegato quali fossero le spinte etiche e morali su cui poggiava il suo personale protocollo.

«Io stesso - ha detto in aula Leonardo Cazzaniga - ho battezzato il protocollo che ho personalmente ideato. L’intenzione era di ridurre la condizione di sofferenza».

Cazzaniga ha snocciolato il decalogo del protocollo: «Innanzitutto pietà: il comportamento del medico deve essere intessuto di pietà, compassione. Poi umanità - ha aggiunto - molti medici si comportano come se i pazienti fossero oggetti da gestire e non esseri umani. Ho visto molti miei colleghi essere infastiditi dai pazienti. Cosa intollerabile, mi tocca dirlo».

Di tutti i 12 pazienti di cui si è discusso, Cazzaniga ha ribadito che si trattava di persone con speranza di vita calcolata su minuti, al massimo poche ore. Pazienti in condizione di terminalità e sofferenza.

Cazzaniga è tornato ancora una volta sul rapporto con l’ex amante, Laura Taroni, mettendo in luce le presunte contraddizioni, ma anche le bugie raccontate dalla donna. «Sono stato tradito dall’amore che provavo nei suoi confronti. Mia madre mi disse dopo averla vista due volte che era pazza».

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