Addio Tullio Abbate
«Bastavano carta e penna
Così nasceva una barca»

Carlo , conosciuto da tutti come “Chicco”, ricorda il fratello scomparso

«Un foglio di carta, una penna e la barca prendeva forma. Quali computer e tecnologia. Questo era Tullio Abbate. Quasi per magia, senza bisogno di altro».

Carlo Abbate, conosciuto da tutti come “Chicco”, è il secondo dei tre fratelli Abbate, ritratti ieri sorridenti in una bella foto che ha rapidamente fatto il giro dei social (Bruno Abbate, il “Signor Primatist”, è scomparso nel luglio del 2008 a 57 anni).

Una foto che vale più di mille parole. Lui, il “Chicco”, non ha mai amato i riflettori ed è difficile trovare una sua dichiarazione. Uno dei suoi principi inderogabili è sempre stata la famiglia. Ed è per questo che la voce tradisce la grande commozione del momento davanti alla perdita del secondo fratello.

Suo fratello ha combattuto come un leone contro questo male invisibile e tanto subdolo.

«Mi faccia dire una cosa prima di tutto...».

Dica pure..

.

«I miei fratelli li voglio ricordare con tutto l’affetto e la stima possibili. Ne parlo al presente, perché li considero qui ancora accanto a me. Ad ognuno di loro, mi legano ricordi indelebili. La nostra famiglia ha dato tantissimo al lago di Como. Ognuno con il proprio credo, i miei fratelli hanno dimostrato che da qui, da un piccolo paese dove ci si conosce tutti, si è potuto raggiungere con estro tutto il mondo, che ha guardato a noi e al nostro lago con ammirazione».

Con la scomparsa di Tullio Abbate, il lago perde uno dei suoi simboli.

«Non c’è dubbio. E lo dico andando oltre il concetto del Tullio Abbate fratello. In pochi mesi la motonautica di casa nostra ha perso passato, presente e parte del suo futuro. Mi riferisco anche alla scomparsa dell’ingegner Fabio Buzzi di Lecco. Oggi (ieri, ndr) io, noi piangiamo Tullio Abbate, il fratello maggiore, l’amico, l’imprenditore che con le sue linee aveva sbaragliato il mercato nautico. Nulla sarà più come prima».

Non è facile riassumere tutti questi anni insieme. A separare Tullio da lei, ci sono soli 13 mesi).

«Il lago in questi giorni era insolitamente calmo. Sembrava presagisse qualcosa. Questo è il giorno del lutto e del dolore. È difficile rimarginare ferite come questa e come quelle del passato. Tullio era unico, come lo erano Bruno, Guidino (che quanto a disegno di barche ci sapeva fare) e papà Guido, il costruttore di motoscafi che anche Davide Van De Sfroos ha voluto ricordare in una canzone».

Il futuro?

«Ci sarà tempo e modo di pensarci. C’è un cantiere a Schignano che ha una sua guida ben precisa. Ci sono 10 mila buoni motivi per non dimenticare Tullio Abbate. Sono le barche costruite negli anni, molte delle quali nate su un foglio di carta e magari ispirate da un dolce sorriso. Il lago, la nautica non saranno più le stesse, lo ripeto».

C’è un altro telefono che squilla, le testimonianze di affetto sono state tante.

«Sì. Non è facile oggi, come non lo sarà domani. Più passerà il tempo e più si capirà quanto Tullio Abbate era importante per tutti noi».
Marco Palumbo

© RIPRODUZIONE RISERVATA