Como: infarti e ictus “scomparsi”
Paura del virus? Non solo

Crollo dei casi durante l’emergenza sia al Sant’Anna che al Valduce. «Timore del contagio in ospedale, ma restare in casa forse ha anche aiutato»

Durante la fase più spaventosa dell’epidemia dagli ospedali sono quasi scomparsi infarti e ictus.

Colpa della paura da Covid. E’ un fatto difficile da spiegare, sicuramente pericoloso e che ha portato con ogni probabilità ad esiti infausti. Al Sant’Anna durante l’ondata epidemica non si sono visti più infarti, il periodo è quello che va dalla fine di febbraio all’inizio di marzo.

«Sì, quasi due mesi a zero casi – dice Mario Galli, responsabile della emodinamica di Cardiologia – può darsi per paura del contagio, con la possibile conseguenza di decessi per sindromi coronariche e ischemiche». Il principale ospedale comasco all’anno cura in genere circa 200 infarti acuti da trattare in emergenza e oltre 200 sindromi coronariche da sottoporre a coronarografia entro 48 ore. Ora si assiste ad un ritorno dei malati di cuore, anche negli accessi al reparto per le visite e i controlli, prima calati anche oltre la metà.

Anche gli ictus a San Fermo della Battaglia nella prima fase sono scesi tra il 30% e il 40%, di solito l’ospedale soccorre circa 25 pazienti al mese con questa patologia. «E’ possibile che i cittadini abbiano atteso per timore dell’epidemia – spiega Giampiero Grampa, primario della Neurologia – correndo gravi pericoli. Poi da marzo abbiamo registrato un ritorno importante». Il Sant’Anna per le urgenze neurologiche è stato individuato come hub di riferimento, dunque sono arrivati pazienti anche dalle vicine province.

Al Valduce, sempre nel periodo più preoccupante dell’epidemia, i casi cerebrovascolari sono diminuiti del 50%. «Oltre alla paura, secondo alcuni colleghi il lockdown ha in qualche modo protetto il cuore e il cervello delle persone – dice Mario Guidotti, primario di Neurologia – e poi forse alcuni decessi sono stati scatenati dal Covid pur in presenza di infarti e ictus, e sono stati catalogati alla voce Covid».

Dunque servirebbe un’analisi più puntuale dei decessi durante l’epidemia. Certo è che paralizzate dal timore di venire contagiati dal virus recandosi in ospedale alcune persone hanno aspettato a casa sottostimando dei sintomi magari anche importanti. Durante il picco epidemico le autorità sanitarie hanno più volte ripetuto ai cittadini di recarsi in pronto soccorso solo se davvero necessario, come dovrebbe sempre essere. Questo però non significa non dare ascolto a dei gravi campanelli d’allarme. Mal di testa, confusione mentale, difficoltà nel linguaggio per l’icuts. Per l’infarto miocardico sudorazione fredda, nausea, dolore toracico, schiacciante e oppressivo tra lo sterno e lo stomaco e anche al braccio sinistro. Se è così bisogna chiamare di corsa l’ambulanza. Queste patologie sono tempo dipendenti: dai minuti trascorsi dipende la speranza di vita. Il calo degli infarti e degli ictus in arrivo negli ospedali non è solo un fenomeno accaduto a Como, bensì è stato evidenziato da molte autorità sanitarie anche nel resto della Lombardia. n S.Bac.

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