Coronavirus, il sacrificio dei nostri dottori
La città piange Raffaele Giura

Già primario di Pneumologia al Sant’Anna, era ancora in prima linea - Il decesso ieri, poche ore dopo quello dell’amico e collega Giuseppe Lanati

Como

Si è spento l’altra notte al Sant’Anna, dove era ricoverato da qualche giorno, il dottor Raffaele Giura, medico e primario, fino al 2007, del reparto di Pneumologia del vecchio ospedale di via Napoleona, caduto lui pure sul fronte di questa brutta guerra.

Nato a Lecco nel 1940, laureato a Milano, uomo di rara e preziosa umanità, Giura è l’ennesima vittima del maledetto virus, contro il quale aveva scelto di scendere in campo accanto ai suoi colleghi, fino all’ultimo lavorando, fino all’ultimo visitando, dedicandosi, curando, con quello spirito di servizio che ha sempre rappresentato la cifra del suo essere davvero “dentro” alla nostra comunità.

Se fosse qui ad ascoltare - e non è detto che non lo sia - senz’altro si schermirebbe ma, davvero, sarebbe ingiusto ignorare il profondo contributo che il dottor Giura ha saputo portare in tanti anni di professione e di servizio.

Sposato con Marta, conosciutissima docente di storia e filosofia al liceo classico Alessandro Volta, padre di Francesco, il dottor Giura ha ricoperto diversi ruoli in seno alla sanità pubblica quando ancora il Sant’Anna era nella sede di via Napoleona. È stato presidente del Collegio dei primari negli anni Novanta – al tempo dei direttori generale e sanitario Roberto Navone e Roberto Antinozzi, all’epoca in cui prendeva sempre più corpo l’idea di un grande progetto per un nuovo ospedale -, promotore di moltissimi iniziative solidaristiche, come quelle sostenute per il tramite del circolo comasco dell’associazione Italia Cuba – insieme a tanti colleghi medici e primari del medesimo ospedale – fu anche, dopo il pensionamento per sopraggiunti limiti di età, direttore sanitario di un’istituzione sacra a molti comaschi quale la Ca’ d’Industria, in un ruolo in cui potè nuovamente esprimere il meglio di quella sua vocazione di servizio, di aiuto e sostegno ai più deboli. Difficile scegliere qualcosa da ricordare, tra le tante della sua vita che meriterebbero una menzione (si dilettò peraltro anche con la scrittura di brevi romanzi gialli poi editi da Comocuore, sia pure “nascosto”, più per modestia che per altro, dietro a uno pseudonimo).

Forse però dice molto di lui la scelta di tornare per l’ennesima volta in campo nel 2010, quando l’amico e collega Beppe Lanati – pneumologo, lui pure mancato in questi giorni per uno di quegli strani giri del destino – chiese aiuto per il “suo” centro di medicina toracica in via Pessina, in quei giorni alle prese con una spaventosa carenza di personale che ne metteva a rischio l’operatività.

Il dottor Giura si fece avanti e si rimise al lavoro con l’umiltà e l’energia del più giovane tra gli specializzandi. Dovette rassegnarsi a percepire un compenso simbolico di 100 euro al mese quando su in amministrazione, al Sant’Anna, gli spiegarono che proprio no, che la consulenza gratuita, quella che lui offriva senza chiedere nulla in cambio, non era consentita dalla legge.

Di Raffaele Giura resteranno tante cose in chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di farsi curare, a partire dalla bella lezione di umanità e dedizione: è stato un uomo di scienza e un uomo di fede, forse per questo un medico perfetto.

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