Esplodono i contagi: 888 in 24 ore
Ma i casi gravi sono 7 volte di meno

Il Covid morde ancora - A Natale boom di positivi sul Lario, non erano così tanti da oltre un anno - Pregliasco: «Il vaccino protegge. Picco atteso a metà gennaio, effetto feste e ritorno a scuola»

I dati sui nuovi positivi riportano alla memoria quanto registrato lo scorso anno, a inizio dicembre. Quando, come nei giorni scorsi, i contagi nel Comasco hanno sfiorato quota 900.

Se è vero, come è vero, che il virus ha ripreso la sua corsa, è indubbio però che la situazione che si sta registrando ora non è affatto sovrapponibile rispetto a quella di oltre 12 mesi fa. E lo dicono altri dati. Quelli sul numero dei ricoverati. Dei letti occupati in terapia intensiva. Ma soprattutto delle vittime.

Numeri a confronto

Il primo dato da valutare è quello dei contagi nelle 24 ore.Il 24 dicembre di quest’anno i nuovi positivi lariani sono stati 836, e tre le vittime. Il giorno di Natale, 888 casi e una vittima. Ieri, con meno tamponi rispetto ai giorni precedenti, ci sono stati 373 contagiati.

Poco più di un anno fa, esattamente il primo dicembre (l’ultima volta, prima di questa Vigilia, che si sfioravano i 900 casi nel Comasco), i nuovi positivi erano 893, e 22 le vittime. Il giorno della Vigilia del 2020, si sono pianti 3 morti, 11 il giorno di Natale, altri 2 a Santo Stefano.

E veniamo alla situazione ospedaliera. Al Sant’Anna, fino a ieri pomeriggio si contavano 70 ricoverati, di cui 12 in rianimazione. Altri 12 pazienti si trovavano al Pronto soccorso dell’ospedale cittadino. E un tredicesimo era invece a Cantù. Il primo dicembre dello scorso anno, i letti occupati nei reparti ordinari erano 418, mentre 28 Comaschi si trovavano in terapia intensiva.

L’impatto del vaccino

A livello regionale, ma anche nazionale, «la situazione sta peggiorando - ha commentato il virologo Fabrizio Pregliasco , membro del Cts della Lombardia e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano - A livello nazionale, supereremo i 100mila casi al giorno a metà gennaio».

Per dare un’immagine chiara di quanto sta succedendo, il professore usa l’esempio delle onde create gettando un sasso nello stagno: «Prima abbiamo la più imponente e poi se ne verificano delle altre». Sul fronte contagi, in questo momento «siamo in fase di risalita». Una risalita su cui incideranno anche «gli spostamenti per le feste, i baci, gli abbracci e le riaperture delle scuole».

Il quadro attuale, comunque, indica «una buona tenuta della vaccinazione, con due dosi, rispetto alla malattia grave», ha rimarcato l’esperto ricordando anche la riduzione della possibilità di contagio «del 30-40%, a 150 giorni» dalla somministrazione. Ed ecco l’importanza del richiamo. Che però qualcuno, anche tra i vaccinati, inizia a leggere in modo negativo. Come se fosse un’arma “spuntata” nella guerra alla pandemia.

Sulla “forza” della vaccinazione, Pregliasco chiarisce: «L’80% dei ricoverati non è vaccinato». Precisando come se anche, in termini assoluti, fossero di più i vaccinati, «a livello statistico un conto sono, ad esempio, dieci ricoverati su 50 milioni, un altro sono dieci su 4 milioni». Il numero a doppia cifra, si ricorda, è quello dei vaccinati.

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