«Ho ritrovato l’uomo
che mi ha salvato la vita»

La storia: Annunciata Consonni di Bellagio ha incontrato il giovane muratore che nel 1963 la ripescò dal Lambro a Monza. La carrozzina era finita nel fiume

A volte capita. E non è un film, un romanzo o la tv, è la vita vera a regalare una fetta di inaspettata meravigliosa magia. Una storia che collega Monza e Bellagio, la città di Teodolinda e la perla del Lario.

I fatti, per cominciare. Solo una settimana fa Francesco Battista, 83 anni, residente a Monza ma originario di Catanzaro, aveva contattato il Cittadino - il bisettimanale locale - per chiedere aiuto. «All’inizio degli anni Sessanta ho salvato una bambina neonata che era caduta nel Lambro con la sua carrozzina, all’altezza del ponte Colombo. Oggi sarà una donna e vorrei conoscerla e abbracciarla», aveva detto ai giornalisti.

Ed ecco la magia. I cugini di quella bambina abitano ancora a Monza, leggono l’articolo e contattano quella che credono possa essere la protagonista di quel salvataggio.

«Non potevo crederci»

«Quando mi hanno mandato un messaggio con la foto della pagina del Cittadino non potevo crederci. È stata un’emozione incredibile». Annunciata Consonni, che per l’appunto oggi vive a Bellagio, aveva solo sei mesi quando le mani di quel giovane muratore calabrese l’hanno strappata alla morte.

Per tutta la sua vita le hanno raccontato di quel giorno del 1963, quel 9 maggio. E per la sua famiglia lei è sempre stata “la bambina salvata dalle acque”. «Ho sempre voluto conoscere quell’uomo. So che i miei genitori provarono a scoprire l’identità del mio salvatore ma poi di fatto non venne fuori nulla», spiega oggi Annunciata.

Poi questa opportunità inaspettata e l’occasione attesa una vita. La scorsa settimana Francesco Battista e Annunciata Consonni si sono abbracciati di nuovo, un’altra volta dopo quel primo incontro di 57 anni prima. Un lungo abbraccio, un bacio a quella bambina che oggi è diventata donna, moglie e madre di tre figli. «Non mi sembra vero che sia qui accanto a me – ripete Francesco, quasi incredulo durante l’incontro - Mi ricordo benissimo il viso bluastro di quel fagottino quando l’ho tirata fuori dall’acqua. Non respirava. Allora l’ho presa per i piedi e le ho dato qualche pacca sulla spalla fino a quando ha ricominciato a piangere. Avevo anch’io a casa un bambino della sua stessa età».

«Mai saputo più nulla»

È Francesco, con impeto ed emozione, a raccontare istante per istante quella domenica mattina di maggio. «Faceva freddo, io lavoravo alla ristrutturazione di un negozio in via Spalto Piodo. Ricordo quel nonno che lascia la carrozzina fuori dalla bottega del calzolaio e poi il passeggino che inizia a muoversi e prende la discesa della passerella dei Mercati, cadendo poi nel fiume. Non ci ho pensato un attimo, mi è sembrata l’unica cosa da fare, così come ero vestito mi sono tuffato nelle acque sporche e melmose del Lambro per riprendere quel corpicino prima che la corrente lo trascinasse sotto il ponte».

Annunciata ascolta il racconto con l’emozione di chi sente la propria storia raccontata per la prima volta. «Appena recuperata la piccola l’ho passata a un mio amico, Gerardo Gentile, calabrese come me, che era rimasto su ponte. È stato lui ad accompagnare la bambina all’ospedale in macchina, insieme al macellaio». Fradicio e infreddolito Francesco ha preso la sua bici ed è tornato verso casa, in via Benedetto Marcello.

«A mia moglie ho chiesto di riempire il mastello di acqua calda per scaldarmi un po’, poi sono andato a fare una doccia ai bagni pubblici. E da quel giorno non ho più saputo nulla di quella bambina».

Di quella giornata terribile e miracolosa allo stesso tempo alla piccola Annunciata era rimasta una bambola, che i suoi genitori le regalarono per distrarla dallo spavento. «Mia cugina mi racconta che già la sera stessa ero di nuovo dentro al seggiolone in casa mia».

Nel soggiorno di casa Battista, davanti a Patrizia, una delle figlie di Francesco, si è brindato a quel miracolo di allora e a quello di oggi. «Non pensavamo che potesse accadere, quando il papà ci ha detto che la bambina che aveva salvato aveva risposto al suo appello non potevamo crederci. È questo per lui il regalo più grande», conferma commossa Patrizia. n 

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