In piazza De Gasperi il coprifuoco resterà alle 23: fallito il ricorso di Comune e gestori

Como Secondo i giudici d’appello l’amministrazione ha contribuito a danneggiare i residenti. Ha ignorato i rilevamenti fonometrici concedendo e prorogando le concessioni per i déhors

La corte d’Appello di Milano ha respinto il ricorso con cui il Comune e i gestori dei quattro bar ristoranti di piazza De Gasperi (viale Geno) chiedevano la riforma della sentenza che dal 2018 li obbliga ad abbassare il sipario sui loro déhors entro le ore 23. Al netto della possibilità che i ricorrenti ci riprovino con la Cassazione, il pronunciamento dei giudici milanesi già dice che anche per la prossima estate (come minimo) ai piedi della funicolare resteranno in vigore le medesime restrizioni, una sorta di mezzo coprifuoco a garanzia del riposo dei residenti. I tiratardi dovranno sloggiare, le luci dovranno essere spente, e con esse dovrà ovviamente spegnersi anche la musica.

I richiami

Del resto che i valori di inquinamento acustico fossero fuori controllo si sapeva da dieci anni almeno, vale a dire da quando, nel 2012, furono eseguiti i primi accertamenti tecnici. I giudici milanesi non sono stati particolarmente teneri con il Comune, attribuendogli una «condotta illecita» ritenuta «concausativa del danno». La colpa dell’amministrazione sarebbe, in soldoni, quella di essersi sempre fatta un baffo dei rilevamenti eseguiti dall’Arpa, i cui strumenti, già nel 2012 sancivano l’abbondante superamento della soglia di rumorosità consentita dalle legge, fissata a quota 55 decibel: già in quel 2012 risultava che tra la 1 e le 2 di notte musica e vociare amplificassero i decibel fino a quota 66,5. Benché gli uffici fossero perfettamente a conoscenza di quei dati, nel maggio del 2013 l’amministrazione ritenne di poter comunque rilasciare cinque concessioni all’uso del pleatico, che furono rinnovate due anni dopo, nella primavera del 2015, una volta completati i lavori di trasformazione della piazza da posteggio ad area pedonale e prima ancora che a palazzo arrivasse il documento di impatto acustico, obbligatorio, ricevuto soltanto nel mese di ottobre. In compenso, a inizio settembre, fu recapitata una consulenza svolta per conto i residenti, che certificava il sistematico superamento delle soglie. Anche in quel caso l’amministrazione scelse di soprassedere, così come fece con i rapporti della polizia locale, che sempre a settembre segnalavano gli stessi guai, per non dire delle proroghe alle concessioni degli anni successivi.

Un precedente

Al residente che li ha trascinati in giudizio (assistito dall’avvocato Giovanni Murgia), il Comune e i gestori dovranno versare anche 60mila euro a titolo di risarcimento.

La sentenza rischia di avere naturalmente una sua rilevanza nell’eterno dibattito sulla movida in città. Senz’altro rappresenta un precedente e fa, come si dice, “giursprudenza”. Il problema del fracasso estivo non riguarda soltanto la zona di viale Geno ma anche, come noto, quella di piazza Volta.

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