«Maternità surrogata? I figli diventano cose»

Intervista Adriano Pessina, membro del Comitato direttivo del Centro di Ateneo di bioetica dell’Università Cattolica di Milano ci ha dato un punto di vista sul tema

«La trascrizione dei bambini nati da coppie omogenitoriali è un modo per regolarizzare un illecito, cioè la pratica della maternità surrogata. Che rappresenta una violazione della dignità della donna e dei diritti del nascituro».

Adriano Pessina, ordinario di filosofia morale alla Cattolica e membro del Comitato rirettivo del Centro di Ateneo di Bioetica e Scienze della Vita della stessa università, spiega le ragioni della scuola di pensiero contraria alla trascrizione dei figli di coppie omogenitoriali e alla maternità surrogata e favorevole all’abolizione universale di questa pratica.

Professor Pessina, il tema della trascrizione dei figli di coppie omogenitoriali ha acceso un dibattito che riguarda anche la “maternità surrogata”: è corretto mettere le due questioni in relazione?

Sono due temi correlati, ma distinti. La pratica della maternità surrogata o “Gpa”, gestazione per altri, come alcuni la definiscono, riguarda soltanto le coppie maschili. In Italia, come in molti altri Paesi, la maternità surrogata è vietata e costituisce un reato. Per questo motivo, in alcuni casi, la richiesta di una doppia trascrizione automatica della genitorialità all’anagrafe è un modo con cui si cerca di regolarizzare un illecito. Comunque, non dimentichiamo che viene sempre riconosciuto il genitore biologico.

La mancata trascrizione secondo lei non lede i diritti dei bambini?

In linea di principio no. Sarebbe come dire che un bambino riconosciuto solo da una madre single, o orfano, sia privato di diritti o di tutele giuridiche. Nelle coppie omogenitoriali la doppia trascrizione potrà avvenire passando attraverso la procedura dell’adozione da parte del partner che non è il genitore biologico. Procedura che è prevista anche per le coppie eterosessuali, laddove uno dei partner non sia il genitore biologico. L’enfasi posta sulla perdita di diritti dei bambini serve solo per mascherare il problema etico e giuridico connesso con la maternità surrogata.

Qual è dal punto di vista etico la sua posizione sulla maternità surrogata?

Penso che la Gpa sia lesiva della dignità della donna e dei diritti del nascituro che, di fatto, al di là dei desideri e delle intenzioni, diventa un “oggetto” commerciale, gestito, su scala pressoché industriale, da vere e proprie imprese di riproduzione umana: basta leggere i contratti che vincolano le donne e i committenti in queste procedure. Per l’abolizione universale della maternità surrogata si è espresso il Parlamento europeo in una risoluzione del dicembre 2015. È anche l’obiettivo della campagna promossa dalla “Carta” firmata a Parigi nel febbraio 2016 da un vasto fronte di associazioni femministe e di intellettuali della sinistra: richiesta recentemente rilanciata nella Dichiarazione di Casablanca per l’abolizione universale della Gpa, di qualche giorno fa, che però è stata ignorata e di fatto largamente censurata.

Come risponderebbe a chi invoca il tema della “libertà” delle donne che decidono di sottoporsi a questa pratica?

Che non sa come “funziona” concretamente la maternità surrogata! Al di là delle narrazioni più o meno romantiche, la gestazione per altri è controllata da cliniche specializzate che prevedono la generazione di un embrione in vitro e il suo trasferimento nel grembo di una donna che, dopo il parto, consegnerà il neonato ai committenti. Un rapporto contrattuale che di fatto trasforma la donna in un “contenitore biologico”.

Certamente nessuno obbliga le donne a questa pratica, ma non si possono ignorare i condizionamenti economici, sociali, emotivi a cui sono sottoposte. In ogni caso, la libertà di una singola donna a prestarsi a questa pratica strumentale, non l’autorizza a trasformare un bambino in un oggetto di scambio.

Quali sono i rischi per la salute psichica della madre e del bambino?

Ci si augura sempre che il tempo possa sanare lo scacco della separazione dalla madre gestante, che ha partorito il bimbo, consegnato poi ad altri. Tuttavia, il vulnus non è solo psicologico, è esistenziale. Gli stravolgimenti della generazione restano sempre sullo sfondo dei vissuti delle persone.

Cosa pensa della cosiddetta maternità per altri oblativa, cioè dettata da motivi di solidarietà?

Premesso che si tratta, in larga parte, di una figura retorica che non trova riscontro nelle prassi di gestazione per altri, nessuna solidarietà legittima una trasformazione della generazione umana in un puro procedimento biologico di scambio di “prodotti”. La genitorialità richiede, in primo luogo, il rispetto dei figli e il rispetto della maternità, che non è una mera funzione. Non esiste un diritto a “farsi usare”, nemmeno in nome di una presunta solidarietà.

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