«Razzismo in ospedale a Sondrio
È stata una scena penosa»

Sondrio: il racconto del consigliere comunale Francesca Gugiatti «Solo alla notizia della morte della bimba chi ha detto quelle frasi si è zittito»

Non si è trattato di una frase isolata buttata lì da un razzista, ma piuttosto di commenti reiterati nell’arco di una giornata, di battute infelici accompagnate da sorrisi e sghignazzate da parte di donne e uomini - indistintamente, giovani e vecchi - che al pronto soccorso hanno trascorso diverse ore. Dal mattino, quando si è consumato il dramma della giovane madre nigeriana a cui i medici hanno comunicato la morte della sua bimba di soli 5 mesi (Mistura, questo il suo nome), sino a metà pomeriggio, quando gli utenti, una volta visitati, sono stati dimessi dall’ospedale. Così si può riassumere il pensiero di Francesca Gugiatti.

Racconto in piazza

«Una scena penosa», ribadisce la giovane sondriese (maestra di 25 anni in una scuola primaria e consigliere di minoranza nel gruppo “Giugni sindaco” a Sondrio), che dopo aver lasciato il pronto soccorso - «ci ero andata accompagnata da mia madre perché avevo dolori addominali» - ha raccontato in piazza, durante la manifestazione delle “sardine” di sabato, la scena a cui suo malgrado ha dovuto assistere, dando così voce a uno sdegno che è diventato virale in rete e ha innescato commenti a ogni livello, financo istituzionale e politico: dalla Meloni a Gelmini, dall’Unicef alla Commissione affari costituzionali della Camera, dal Comune di Sondrio (all’unisono l’attuale sindaco e tutti i suoi predecessori), sino all’ex sindaco di Milano - nonché europarlamentare del Pd, Pisapia, tanto per citare alcune delle reazioni registrate nelle ultime ore alle quali si sono aggiunte reazioni sui social da parte anche di politici e rappresentanti istituzionali valtellinesi che senza distinzione di col ore politico - senza se e senza ma - hanno condannato e stigmatizzato la vicenda e la scarsa empatia dimostrata da alcune persone - non da tutte, sia chiaro - presenti in Pronto soccorso sabato mattina, “infastidite” - da quelle urla strazianti e dalla quella reazione “poco composta” da parte della giovane madre in preda a un indicibile dolore. Ieri, intanto, la Procura ha fatto eseguire l’autopsia sul corpicino della piccola, per stabilire le cause del decesso, mentre domani saranno celebrati i funerali in città.

Il resoconto

Ma come sono andate davvero le cose? «Eravamo una decina in sala quando ad un tratto dal corridoio attiguo sono giunte urla strazianti - racconta -. Da far accapponare la pelle. Urla di donne. Ci siamo guardati ed è stato subito un interrogarsi... Visto che eravamo in ospedale mi è parso chiaro che il motivo di quella disperazione fosse strettamente collegato a qualcosa di grave e ineluttabile. Così un signore ha aperto la porta, si è affacciato sul corridoio e poi ha riferito quello che ha visto: due donne che si gettavano a terra in preda alla disperazione. Ecco, i commenti sono iniziati lì. Qualcuno ha parlato di un rito satanico, qualcun altro di “Macumba”. Dopo dopo un po’ - e parlo di parecchi minuti - le urla sono cessate, ma i commenti sono proseguiti». «Non so se qualcuno le ha chiamate “scimmie”. È un termine che ho sentito pronunciare ma non posso contestualizzarlo...», precisa Francesca.

Le reazioni

«Nel frattempo - prosegue - sono stata visitata da un medico e poi mi sono accomodata in una saletta, in attesa che mi dessero il foglio delle dimissioni. Ero lì con mia madre e con altre persone. L’argomento era sempre quello... Un uomo a un certo punto dice: “Ma tanto che problema c’è... ne sfornano uno all’anno...” e subito l’anziana madre che era con lui - avrà avuto 80 anni - l’ha rimbrottato dicendogli: “Ma un figlio che muore è sempre una perdita!”. Ormai erano le 16 e sul cellulare sono iniziate ad arrivare le conferme di quello che era successo in ospedale la mattina. “Ecco vedi mamma - ho detto a quel punto a voce molto alta, ripetendo la notizia che leggevo sui siti - la gente parla senza sapere quello che dice e fa commenti a sproposito perchè è ignorante”. Chi fino a poco prima si era lasciato andare a frasi a dir poco infelici si è zittito, mentre le altre persone che avevano ascoltato senza dir niente hanno preso coraggio e si sono fatte sentire manifestando vicinanza a quella giovane donna».

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