Segnali del Covid già a fine 2019?
I dati sulle polmoniti dicono di no

Il numero di ricoverati per questa patologia era in linea con la situazione dell’anno precedente

I casi di polmonite registrati dall’Asst Lariana tra dicembre 2019 e gennaio 2020 non sono superiori a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente. Una delle prove a favore della tesi dell’arrivo del coronavirus nel nostro territorio già dalla fine del 2019 sono i numerosi casi di polmoniti aggressive denunciati dagli specialisti. Malattie atipiche, perciò, a ragion veduta, sospette.

A conti fatti però non c’è stato un significativo aumento nelle strutture dell’Asst Lariana, anzi. L’azienda ospedaliera socio sanitaria fa sapere che nel dicembre del 2018 i casi di polmonite ricoverati al Sant’Anna, all’ospedale di Menaggio, di Mariano e di Cantù erano 177, nel gennaio seguente 190. Dunque un totale di 367 casi. L’anno successivo, stesso periodo, 342 casi. Più precisamente 180 casi a dicembre e 162 nel gennaio del 2020. Non un’ondata anomala dunque. Non quella che si è scatenato subito dopo con il dilagare dell’epidemia. Una precisazione doverosa suggerita dai medici: bisognerebbe controllare tutte le Tac di queste polmoniti una alla volta per cogliere eventuali “segnali” del coronavirus visto che la polmonite interstiziale scatenata dall’agente patogeno ha una fotografia riconoscibile. I numeri assoluti, sebbene siano un indicatore importante, non danno insomma garanzie al 100%. Le polmoniti censite dall’Asst rientrano per la maggior parte in una determinata casella, possono essere addebitate allo pneumococco o ad altri batteri, sono poche le cause non specificate. Ma servirebbe lo stesso esaminarle tutte. Comunque sia è difficile pensare che l’epidemia, come l’abbiamo conosciuta a marzo, stesse già divampando a dicembre.

Nella Bergamasca, più precisamente ad Alzano, la Procura indaga sulle polmoniti atipiche esplose all’ospedale tra novembre e gennaio. Ben 110 casi. A riguardo però l’Ats locale specifica che le polmoniti «da agente non specificato non consentono di poter ascrivere con sicurezza tali ricoveri a casi di infezione allora misconosciuta da Covid. Le statistiche permettono di rilevare con discreta ragionevolezza che non sono riscontrabili evidenze tali da produrre un sospetto su una presenza precoce del Covid nella provincia». Una discreta ragionevolezza, a maggior ragione, replicabile sul nostro territorio. Ciò nonostante occorre ricordare che da queste colonne ad inizio anno diversi specialisti e in particolare pneumologi avevano lanciato un appello parlando di molti casi di polmonite. Ma all’epoca i medici se la prendevano con l’elevato tasso di pm10 presente nell’aria, con lo smog.

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