Tremezzina, rimpatriato in Russia
il magnate anti Putin con villa a Mezzegra

“Giallo” internazionale. L’imprenditore Smyshlyaev è stato prelevato lunedì 22 marzo. La corsa sulla Regina fino alla Malpensa. Le accuse di truffa e bancarotta

Due mezzi - tra cui un cellulare - della polizia penitenziaria che sfrecciano in sirena a metà mattina in direzione Como, lungo la Regina nella mattinata di lunedì 22 marzo. Un primo rincorrersi di voci cui fa seguito la conferma, di lì a poco, che i due mezzi sono sbucati sulla statale da Mezzegra, nella zona al confine con Tremezzo.

Sì perché sul cellulare della polizia penitenziaria diretto a Malpensa c’è Andrey Smyshlyaev, 48 anni, magnate russo arrestato nel maggio del 2019 sul lungolago di Como per bancarotta fraudolenta (e secondo quanto ha riferito all’epoca l’Ansa anche per truffa) dalla squadra mobile cittadina. Caso chiuso dopo poco meno di due anni e rimpatrio da Malpensa per il magnate che, stando ai rumors rimbalzati da Mosca, già da 2018 era “persona poco gradita” allo “zar” Vladimir Putin. Chiaro che già dal 2019 la vicenda aveva assunto i connotati del “giallo” internazionale.

«Citare Putin mi sembra un po’ illogico», aveva dichiarato il suo legale al sito Sputniknews.com. Ma ciò non toglie che le vicende di Andrey Smyshlyaev si snodano tra Mosca, Mezzegra (dove nel 2012 il magnate aveva acquistato la proprietà Bonomi, edificando una villa da oltre 7 milioni di euro con ampio parco e due piscine), Brenzio di Gravedona (suo domicilio dal 2018) e la cittadina di Ufa nella Repubblica di Baschiria, che ha emesso il provvedimento restrittivo. In questi due anni, si è detto e scritto molto circa la vita e gli affari del magnate, che lunedì 22 è stato “prelevato” dalla polizia penitenziaria nella villa di Mezzegra, dove vivono l’ex moglie e i figli, mentre lui ufficialmente si sarebbe unito in matrimonio con la nuova compagna italiana nel gennaio 2018, trasferendosi poi a Brenzio.

I legami con l’ex moglie e con i figli non si sono mai interrotti, come dimostra la sua presenza ieri in quel di Mezzegra, dove si favoleggia sia stato costruito anche un bunker blindatissimo. Nessuna conferma è mai arrivata - come facilmente intuibile - in tal senso, anche perché soprattutto la moglie - spesso in paese e nei paesi limitrofi - pur mantenendo un rapporto cordiale con tutti, ha sempre fatto della massima privacy uno stile di vita. Sempre dalla Russia, subito dopo l’arresto, era rimbalzata la notizia che il debito accumulato da Andrey Smyshlyaev ammontava a 40 mila euro.

Nulla in confronto al patrimonio milionario e a quegli atterraggi in elicottero al campo sportivo di Mezzegra subito dopo aver acquistato la proprietà Bonomi. Un sito di notizie aveva però rivelato che il crack era molto più ampio e si attestava attorno ai 2,6 miliardi di rubli, l’equivalente di 36 milioni di euro. Già due anni fa, il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Milano aveva chiesto formalmente all’imprenditore russo il consenso all’estradizione. Decisione finale poi nelle mani del ministro della Giustizia. Lunedì 22 marzo l’epilogo di questa vicenda che inevitabilmente interessa da vicino anche i rapporti tra Russia e Italia.

(Marco Palumbo)

© RIPRODUZIONE RISERVATA