Beauty Days a Lariofiere. Il benessere investe nella formazione

Lariofiere Sei scuole professionali a confronto per un settore che sul Lario vale 2.100 imprese e 4.700 addetti. Il lavoro sull’orientamento, il rischio dispersione, il riconoscimento e la valorizzazione della professione

Dopo il successo della giornata inaugurale di domenica, ieri Beauty Days - la nuova manifestazione di Lariofiere dedicata al mondo del benessere e dell’estetica - ha aperto le porte agli operatori di settore per convegni e appuntamenti mirati. Tra i temi caldi non poteva mancare quello della formazione professionale, con una tavola rotonda a cui hanno preso parte imprenditori, istituzioni, scuole e associazioni di categoria.

L’evento si è aperto con i numeri forniti da Marco Galimberti, presidente della Camera di Commercio Como-Lecco. «Il settore benessere - ha detto Galimberti - conta più di 2.100 imprese e oltre 4.700 addetti. Dal 2016 crescono continuamente tanto il numero delle imprese quanto quello degli addetti. È un settore sano e pieno di vitalità, al pari di tutti gli altri si scontra con le difficoltà della formazione e della ricerca di forza lavoro».

Con Beauty Days, il centro espositivo erbese ha cercato di tendere una mano. «Cerchiamo sempre un rapporto diretto con le imprese e le associazioni di categoria - ha detto Fabio Dadati, presidente di Lariofiere - ma anche con le scuole. Arricchire le manifestazioni con contenuti formativi è un modo per avvicinare i giovani alle aziende, in particolare coloro che frequentano le scuole professionali».

Dopo i saluti di Giuliana Castelnuovo e Alessandra Hofmann, in rappresentanza delle Province di Como e Lecco, Antonella Colombo - direttrice di Cfp Como - ha fotografato la situazione. «Abbiamo affrontato gli anni del Covid e della didattica a distanza con grande coraggio - ha detto Colombo - ma ora ci ritroviamo in classe studenti che hanno affrontato due anni di scuole medie in dad, oltre ai nostri studenti che non hanno potuto fare i laboratori in presenza. Vediamo ragazzi con problemi psicologici, famiglie in difficoltà economica: per aiutare questi studenti, per evitare la dispersione scolastica, abbiamo bisogno che le imprese ci aiutino».

Il percorso

I ragazzi dei centri professionali seguono le lezioni in classe, fanno pratica nei laboratori e vanno presto nelle imprese a fare gli stage, magari a 15-16 anni senza ancora le idee chiare sul futuro.

«In tre o quattro anni - ha detto Brigida Stomaci, presidente regionale del settore benessere di Cna - non si riescono a fornire tutte le competenze richieste oggi dal mondo dell’estetica. Già alle medie, nel corso dell’orientamento, bisognerebbe portare i ragazzi nei centri estetici per far capire di che lavoro parliamo. Ma anche le imprese hanno bisogno di formazione per accogliere i ragazzi in stage: hanno una grossa responsabilità, un ruolo quasi genitoriale».

Per Michele Scisci, direttore del Poliestetico di Milano, serve anche un aggiornamento normativo. «L’abilitazione alla professione è stata concepita come un valore - ha detto - ma sta diventando un limite, i ragazzi abilitati pensano sia finita lì: in questo settore, al contrario, la formazione continua è essenziale. Sull’orientamento in ingresso ai centri di formazione professionale resta poi il retaggio culturale che vede l’acconciatore o l’estetista come una figura di ripiego».

La sfida, per il segretario generale di Confartigianato Imprese Lecco Matilde Petracca, è estendere l’orientamento ai genitori. «Dobbiamo far capire che questo settore si occupa di benessere psicofisico della persona a tutto tondo, ha un importante ruolo a livello sociale che spesso passa inosservato. Quanto alla formazione continua, è davvero determinante: ci sono nuovi ambiti, come il digital marketing e il green, che richiedono competenze sempre nuove da parte degli imprenditori. I corsi, anche gratuiti, non mancano».

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