Bombassei e gli imprenditori comaschi. «Stipendi bassi? Bisogna tagliare le tasse»

In busta paga Il confronto tra gli imprenditori di Como dopo la riflessione pubblica di Alberto Bombassei: «Il problema c’è, ma non possono fare tutto le imprese»

Inflazione al 7% e stipendi fermi a livelli pre covid: una distorsione ad alto rischio sociale che richiede un aumento dei salari per attrezzare la famiglie all’impatto dell’aumento dei costi.

A sostenerlo nei giorni scorsi è stato un imprenditore come Alberto Bombassei ed il dibattito è aperto.

Il dibattito

«Vero che i salari devono essere adeguati a un maggior costo della vita - concorda Antonio Corengia, titolare di Erco Finestre - nel senso che un conto è il livello salariale e un conto è il costo aziendale che in Italia è estremamente elevato, molto più che in Svizzera, per esempio. Da tempo si parla della riduzione del cuneo fiscale che appesantisce gli stipendi perché è giusto che sia incrementato quando poi effettivamente resta in busta paga, ma non può sempre essere tutto a carico della imprese. Ci deve anche essere un intervento del governo sul sistema fiscale perché sia possibile aumentare i salari senza gravare sui costi già elevati delle imprese proprio in questo momento in cui devono gestire gli aumenti dei costi per i trasporti, per l’energia, per le materie prime. È un momento terribile e lo anche anche per chi poi va a fare la spesa».

Erco Finestre, storica azienda di serramenti di Casnate con Bernate con una cinquantina di dipendenti attraversa un momento di difficile crescita con il tema dei crediti di imposta che prima ha esploso il mercato delle ristrutturazioni e poi lo ha imbrigliato con le successive limitazioni. Per questo ci si aspetta nel settore una continuità della crescita, ma con un ritmo più rallentato.

Sul tavolo del Governo c’è anche la questione del salario minimo «questo non è un argomento che ci coinvolge perché siamo ben al di sopra con i nostro contratto aziendale. Ma ben venga il salario minimo e tutte le iniziative che possano rendere i nostri stipendi più interessanti perché la concorrenza del Canton Ticino è impegnativa, anche le se condizioni di lavoro che vengono garantire in Svizzera sono ben diverse». I dipendenti a tempo indeterminato italiano sono infatti più tutelati.

Ma rispetto alla dinamica territoriale e di come influisce sulla retribuzione c’è da tener conto anche delle differenze degli stipendi e del costo della vita tra regioni italiane, da sempre più alti al nord. «Le differenze di stipendio fanno sì che il costo del lavoro nella nostra zona, a prescindere da quello che va in tasca al lavoratore, sia sicuramente più alto rispetto a quello dato, a parità di settore, in altre regioni italiane e questo fattore ci mette in condizione di minor competitività con le imprese nazionali».

Il confine

Non solo la vicinanza con la Svizzera mette sotto pressione gli stipendi locali, ma anche la concorrenza, questa volta al ribasso, di regioni con costo della vita più basso del costosissimo territorio lariano crea squilibri per le aziende che distribuiscono sul mercato nazionale.

Il tema degli stipendi interseca però una serie di fenomeni che eccedono dal puro dato economico. Conviene Gianluca Brenna, Stamperia di Lipomo, con la necessità di intervenire sul cuneo fiscale e garantire più risorse ai lavoratori ma senza alzare i costi per le aziende «che, altrimenti, rivedrebbero i prezzi dei listini in una spirale che abbiamo conosciuto negli anni ’80 - commenta - nessuno è mai contento del proprio stipendio, ma ora stanno arrivando al pettine una serie di nodi.

Primo tra tutti la questione demografica che diventerà sempre più importante in futuro ma mano che i baby boomers andranno in pensione. C’è poi una situazione post covid di persone che abbandonano il posto di lavoro per altre prospettive. Se a questi aspetti si aggiunge la nostra situazione di terra di frontiera il problema di essere concorrenziali e attrattivi nelle retribuzioni diventa ancora più importante e difficile».

Lavorano nella storica Stamperia di Lipomo 85 dipendenti e in prospettiva si comincia a valutare cosa significherà affrontare il ricambio generazionale. «Ci sono concomitanti differenti fenomeni, la fabbrica ha meno appeal, mentre i lavori nel pubblico continuano a suscitare interesse non tanto sotto il profilo economico, ma nella misura in cui danno elementi di sicurezza e stabilità». M. Gis.

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