Clerici Tessuto, fattore fiducia. L’azienda torna a generare valore

L’intervista Meno volumi, più margine: l’azienda chiuderà il 2025 con un Ebitda di 1,5 milioni. Matteo Rossini, ad: «Inversione grazie a riduzione dei costi e ritorno alla produzione interna»

Clerici Tessuto, sotto la guida dell’amministratore delegato Matteo Rossini, sta attraversando una fase di profonda riorganizzazione strategica che punta al ritorno alla produzione interna come fondamento del valore aziendale. Nonostante un fatturato in calo, il bilancio 2025 torna a generare un Ebitda positivo di circa un milione e mezzo di euro. Questa inversione di tendenza è stata ottenuta attraverso una dolorosa, ma necessaria, riduzione dell’organico e, soprattutto, riportando al massimo regime la tessitura interna.

I dati finanziari per il 2025 indicano che Clerici Tessuto è tornata a generare valore, nonostante un calo del fatturato. Quali sono i numeri che lo confermano e come siete arrivati a invertire la rotta?

Chiuderemo il 2025 con un Ebitda positivo di circa un milione e mezzo di euro. Certo, non sono numeri stratosferici, e il fatturato non raggiungerà i 40 milioni, ma sono numeri che ci permettono di dire che stiamo generando valore. La strategia, molto semplicemente, è che è meglio fare un po’ meno fatturato ma essere in utile, che il contrario. Sono fortunato ad avere azionisti che non mi chiedono performance immediate, il che mi dà la libertà di pensare al medio-lungo termine. Il miglioramento è dovuto principalmente a due fattori: un’attenta riduzione dei costi e il ritorno alla produzione interna. La riduzione dell’organico, purtroppo, è stata necessaria per risolvere i costi strutturali, arrivando a circa 200 persone dalle 250 iniziali, un’operazione che ci è costata 800mila euro in incentivi all’esodo. Questo processo è avvenuto con grande rispetto delle persone coinvolte e un accordo intelligente con i sindacati, che include anche la cassa integrazione di un giorno a settimana fino a giugno 2026.

Può spiegare la scelta di appostare 4 milioni di euro a fondo svalutazioni nel bilancio 2024 e quale effetto ha avuto sulla percezione dell’azienda?

Quella scelta è stata una mossa di massima trasparenza. Il nostro bilancio 2024 è stato negativo, anche proprio per quei 4 milioni. Il significato? All’insegna della prudenza, abbiamo voluto deprezzare il magazzino per avvicinare il più possibile il valore a bilancio a quello reale. I magazzini, in generale nel settore, sono pieni. Questa è una cosa che andava fatta, e onestamente, guardando i bilanci di altre aziende, credo andrebbe fatta da molte altre realtà. È stata una scelta apprezzata dagli stakeholder e ha posto le basi per un 2025 più sano e credibile.

Lei è molto fermo sul concetto di produzione interna. A che punto è la tessitura e cosa ne pensa del modello “converter” diffuso nel distretto comasco?

Il telaio è la partenza e l’origine di tutto. Quando sono arrivato, l’abitudine era far produrre una parte dei tessuti all’esterno. Io ho detto: “Se siamo capaci di farli, li facciamo noi. Se non siamo capaci, cambiamo mestiere”. Ne andiamo fieri: la nostra tessitura sta girando a pieno regime, tanto che il capo reparto ha chiesto la sospensione della cassa integrazione fino a fine anno per far fronte agli ordini. Questo ha avuto un beneficio diretto sul conto economico, perché anche con il calo di fatturato, il margine è aumentato grazie al taglio delle lavorazioni esterne.

Il problema è che il distretto si sta impoverendo. Molte aziende hanno risolto i loro problemi di costi diventando converter, comprando basi fuori e limitandosi alla valorizzazione. È un’attitudine insana. È come uno chef che decide di comprare i dolci già confezionati e smette di farli: alla fine del percorso, non è più capace di fare il suo mestiere. Noi, al contrario, vogliamo rafforzare la filiera, tant’è che stiamo valutando un investimento in una tintoria, per completare il ciclo produttivo interno.

La vostra stamperia digitale, Sara Ink, ha registrato una crescita. Qual è il suo ruolo in questa nuova strategia di riorganizzazione?

Sara Ink, che è tutta digitale, ha lavorato a pieno regime e ha fatto un +10% di fatturato rispetto all’anno scorso. Questo è avvenuto perché è stata utilizzata al massimo internamente, sfruttando appieno il valore che può generare. Era un altro punto in cui si esternalizzava troppo; ora tutto ciò che possiamo fare bene dentro, lo facciamo.

Clerici Tessuto investe nell’Intelligenza Artificiale per l’archivio. Che tipo di AI è e cosa offrirà ai vostri clienti in termini pratici?

È il maggiore investimento che presenteremo a Milano Unica. Non è un tool di velocità o di calcolo, ma un’Intelligenza Artificiale ispirazionale. Il nostro archivio è universalmente riconosciuto come uno dei migliori per qualità. Ma è talmente vasto che serve aiuto per esplorarne la profondità. L’AI servirà proprio a questo: a dare ai nostri clienti e ai nostri designer un’accelerazione e una visione più ampia e trasversale. Ad esempio, un cliente chiede di sviluppare il tema “Fiore Decò”: l’AI andrà a vedere tutto ciò che è stato fatto su quel tema, non solo in un anno specifico, ma anche su diverse basi di tessuto e in vari settori (dal foulard all’arredo), una vera e propria ricerca nella profondità. È come mettere un’altra persona, un genio, al tavolo di sviluppo.

Come vedete il mercato del lusso e dell’abbigliamento? Il calo dei consumi è strutturale o congiunturale?

I consumi sono ancora contratti. C’è interesse, ma la fase è complessa. Condivido l’analisi che parla di saturazione dei beni di lusso materiali. Le persone con alta capacità di spesa hanno esaurito l’accumulo e stanno utilizzando i loro soldi soprattutto per i consumi esperienziali (crociere, hotel, viaggi). Non dimentichiamo che la moda, a volte, non aiuta: se c’è una povertà di proposta, la volontà di spesa si spegne. Tuttavia, quando c’è una proposta con un contenuto nuovo – penso al debutto di Chanel – si crea un upgrade e la fiamma si riaccende: le persone comprano ancora.

Oltre l’AI, state operando anche una riorganizzazione a livello manageriale?

Abbiamo nominato Vittoria Bionda come responsabile commerciale, una persona di cui apprezzo moltissimo competenza e capacità di dire sempre quello che pensa. In un’azienda ci vuole gente che non abbia paura di esprimere la propria opinione. Inoltre, espandiamo la nostra presenza a livello di show room con un nuovo ufficio molto chic a Parigi, in una zona strategica vicina a Saint-Honoré, come segnale di fiducia verso i mercati internazionali.

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