Coltivare in verticale. Sbarca a Lomazzo una base produttiva di Planet Farms

Agritech Nuovo impianto di Planet Farms nel Comasco. Potrà produrre 3,5 tonnellate di insalata al giorno con un minimo uso di suolo e di acqua e zero chimica

Il 90% in meno di suolo e il 95% in meno di acqua. Bastano due dati per comprendere quanto sia promettente la coltivazione verticale, avviata in Italia dalla startup Planet Farms, quartier generale a Cavenago, in provincia di Monza Brianza. Un progetto in rapido sviluppo che ora punta la provincia di Como perché a Lomazzo nascerà un centro che avrà due volte e mezza la produttività di quello attuale e sarà in grado di produrre 3,5 tonnellate di insalate al giorno.

L’iniziativa arriva sulla scorta della chiusura di un round di finanziamento di 30 milioni per finanziare nuovi progetti. Così, dopo l’apertura di una vertical farm a Brusaporto in provincia di Bergamo, l’attenzione si focalizzerà sullo stabilimento comasco.

Alle spalle un anno chiave perché nel settembre 2021, dopo oltre sei anni di ricerca applicata, Planet Farms è arrivata sul mercato con le sue prime insalate in busta, prodotte nella indoor farm brianzola con il sistema di coltivazione verticale che permette di armonizzare i parametri fondamentali per la crescita degli ortaggi e consente di produrre in spazi ridotti senza sprecare acqua. Per dare un’idea della scala produttiva, basti pensare che a Cavenago è attiva una superficie di un ettaro la cui capacità è pari a un’area di 250-300 ettari di agricoltura tradizionale.

I prodotti a marchio Planet Farms presenti sul mercato sono le insalate e il pesto. Il marchio è tra l’altro presente nei punti vendita Esselunga, Il Viaggiator Goloso, Iper La Grande i, Unes, Il Gigante. «La sfida – si legge in una nota della società – è quella di offrire un prodotto buono, di altissima qualità organolettica, nel rispetto della migliore cultura alimentare e tradizione agricola italiana. Grazie all’esperienza dei suoi agronomi e alla possibilità di orchestrare in modo ottimale, per ogni specie, le condizioni ambientali quali luce, calore, umidità, concentrazione di CO2, acqua e sali minerali, i prodotti Planet Farms sono, soprattutto, buoni da mangiare». Capaci, è l’ulteriore promessa, di far ritrovare il gusto di una volta perché coltivati senza il supporto della chimica e della genetica.

Mercati esteri

All’orizzonte c’è il desiderio di crescere anche all’estero, attualmente la società ha basi e partnership in Portogallo, Olanda, Inghilterra e Svizzera.

Nei piani nessuna contrapposizione con il mondo agricolo tradizionale. Anzi. «Planet Farms – dicono i fondatori Luca Travaglini e Daniele Benatoff - non sostituisce coi suoi processi produttivi l’agricoltura tradizionale ma la affianca e la integra. Grazie al progetto di ricerca e sviluppo, che è stato il punto di partenza per la creazione dell’azienda stessa e ancora oggi è la sua guida di punta, Planet Farms sarà in grado di studiare le piante in modo estremamente tecnico e ravvicinato durante tutta la fase di crescita, scoprirne i parametri e i bisogni, decifrarne le variabili di contesto. Tutta questa nuova conoscenza, composta principalmente da dati, sarà tracciabile, immagazzinabile e dunque più facilmente trasmissibile al resto del mondo agricolo».

Sostenibilità

Il progetto, date le premesse, è green per definizione. E può essere replicato in ogni area del globo, a prescindere dalle condizioni climatiche e dalle avversità meteorologiche.

I prodotti si conservano freschi più a lungo in modo del tutto naturale, grazie all’assenza di muffe e altri microorganismi che possono intaccare il benessere delle piante e grazie al processo di irrigazione che arriva solo alle radici, lasciando asciutte le foglie. Inoltre, Planet Farms ha creato una filiera integrata per cui entra un seme ed esce un prodotto pronto al consumo: questo processo permette di eliminare gli sprechi, presenti nella tradizionale filiera delle insalate pronte al consumo, che prevede una selezione a monte delle foglie migliori, due fasi di lavaggio, trasporto e in ultimo la fase di confezionamento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA