
Economia / Como cintura
Martedì 15 Luglio 2025
«Diversificare i mercati e innovare la logistica»
L’analisi Alice Arduini, founder di Alix International: «Da sfida ad opportunità: una roadmap per le imprese»
Montano Lucino
Paura e incertezza dominano il dibattito tra gli imprenditori dopo la lettera choc di Trump. Una voce fuori dal coro è quella di Alice Arduini, giovani imprenditrice comasca fondatrice di Alix International (sede a Montano Lucino), membro del consiglio direttivo di Fedespedi, l’associazione di riferimento degli spedizionieri. Arduini propugna una visione risoluta e proattiva, che definisce “antidoto” a quella che paragona a una “bomba appena sganciata”. «Cosa succede ora? Crollano le esportazioni? Si blocca l’economia? No di certo. Sarà che sono un’eterna ottimista (del resto non avrei aperto l’azienda durante il Covid)» dice Arduini che si concentra su strategie di resilienza e adattamento, piuttosto che sulla rassegnazione.
Il consumatore
La prima riflessione si focalizza sul consumatore americano. «La domanda vera è: “Qualità senza risparmio o risparmio senza qualità?”». È una questione che saranno «proprio i consumatori americani a doversi porre, proprio perché certi beni non sono sostituibili». Arduini riconosce che «l’inflazione ridurrà il potere d’acquisto», ma è convinta che «anche le scelte e le abitudini avranno un valore». E ciò per sottolineare la fiducia nella forza del brand e della reputazione dei prodotti europei, e in particolare del Made in Italy, che potrebbero spingere il consumatore a privilegiare la qualità percepita nonostante l’aumento dei prezzi dovuto ai dazi.
Uno degli “antidoti” più rilevanti proposti da Arduini è inoltre la «differenziazione dei mercati». A suo avviso, «vince chi diversifica i bacini di vendita, i Paesi e le reti di distribuzione. Non si campa di un solo mercato o ci si gongola sulle redditività date da un solo compratore (come gli Usa)». La sua esortazione è chiara: «Dove puntare in questo momento storico? Middle East, Cina, India senza dubbio». Questa strategia mira a ridurre la dipendenza da un unico mercato, compensando eventuali flessioni nelle esportazioni verso gli Stati Uniti ed esplorando nuove opportunità di crescita.
Arduini suggerisce di “imparare dalla Cina”, un Paese che ha già affrontato e gestito dazi aggressivi. La proposta che suggerisce di valutare è «spostare alcune produzioni o l’acquisto di materie prime» come «un’arma per abbassare i costi e diminuire la differenza di dazio sul prodotto finito».Pur riconoscendo il valore del “Made in Italy”, ammette che «è vero che parliamo di qualità e Made in Italy, ma per certi settori delocalizzare può aiutare ad aumentare le vendite». La sua è una riflessione pragmatica che invita a valutare attentamente un equilibrio tra identità produttiva e competitività economica.
Prendendo ulteriore spunto da chi ha già subito dazi, Arduini propone poi una soluzione logistica: «Un’idea è aprire filiali o affidarsi a partner in Paesi limitrofi agli Usa, come il Messico». L’obiettivo è «utilizzare le filiali o i partner per fare magazzino e garantire la merce in tempi brevi: può fare la differenza ancora più del prezzo», poiché la rapidità di risposta e la disponibilità del prodotto diventano vantaggi competitivi cruciali, mitigando l’impatto dei dazi diretti.
Nonostante l’apertura ad alcune forme di delocalizzazione, Arduini è categorica su un punto: «Ovviamente faccio fatica a pensare che ci possa essere qualche esportatore che tenterà di cambiare il “made in”, per poter essere competitivi nel mercato statunitense. Questa sarebbe davvero una sconfitta». Una posizione dettata «dall’attaccamento al mio Paese e all’Europa» e dalla convinzione che «la qualità è anche dentro l’etichetta stessa». Il Made in Italy rappresenta per Arduini per lei un valore intrinseco e inalienabile che non può e non deve essere sacrificato.
Piccole imprese
In questa fase complessa sono soprattutto le piccole imprese ad essere disorientate. Confartigianato evidenzia che «il valore delle nostre vendite negli Usa: nei dodici mesi a fine aprile 2025 ammonta a 66,6 miliardi di euro. Di questi, ben 17,87 miliardi di euro provengono dalle piccole imprese».
L’associazione avverte che «L’annuncio dei nuovi dazi arriva in un contesto già fragile: nel primo quadrimestre 2025, a fronte di una crescita complessiva dell’export verso gli Usa dell’8,2%, il comparto manifatturiero (escluso il farmaceutico) registra una contrazione del 2,6%». Vengono identificate le Regioni italiane «più esposte all’effetto dazi per la forte quota di export delle piccole imprese verso gli Stati Uniti» e la Lombardia è in cima alla classifica.
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