L’altro lato della medaglia
Impianti aperti in Svizzera
«Così i frontalieri lavorano»

La presa di posizione dei sindacati svizzeri«Tanti gli italiani che sono stati assunti per la stagione con le piste chiuse sarebbero a rischio migliaia di posti»

In Svizzera si continua a sciare e gli italiani non possono salire sugli impianti della Confederazione Elvetica, perché dalle Regioni di confine è vietato uscire.

E anche se questa situazione (l’apertura) in Lombardia non piace, perché a pochi chilometri di distanza si utilizzano regole differenti, dai Grigioni arriva una chiara presa di posizione dei sindacati. «Con le piste chiuse si metterebbe a rischio il posto di migliaia di frontalieri», spiegano infatti dall’Engadina i responsabili delle organizzazioni dei lavoratori.

«Si ripresenta il problema osservato lo scorso inverno, quando la diversità di regole adottate nei due Paesi aveva determinato delle evidenti criticità», premette il presidente del Consiglio sindacale interregionale Ivan Cameroni. Mentre sulla mancata apertura dei comprensori sciistici in Italia i sindacati hanno espresso perplessità e preoccupazioni, in Svizzera non ci sono dubbi. «Moltissimi lavoratori italiani, residenti in provincia di Sondrio e nel resto del Paese, sono stati assunti per la stagione invernale - prosegue Cameroni -. Ci si aspetta una buona stagione, la chiusura sarebbe una danno enorme, visto che tra dipendenti diretti, ristoranti, bar, alberghi e altre attività coinvolge almeno tremila lavoratori nella regione turistica engadinese».

Oltre a rispettare tutti i sistemi di sicurezza, secondo Cameroni bisogna osservare che se persisteranno queste diversità di regole ai lavoratori toccherà il compito di valutare scelte come quelle attuate durante la prima ondata del coronavirus. «Mi riferisco alla decisione, chiaramente sofferta, di alcuni di risiedere in alloggi diversi da quelli della propria famiglia quando si rientra in Italia», aggiunge il sindacalista dell’organizzazione elvetica Syna. «In caso di mancato rispetto delle regole, il nostro consiglio è di segnalare subito queste situazioni», conclude Cameroni.

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