“Proposte”, stavolta l’addio è a un passo: «Così il fuorisalone “brucia” la fiera»

Tessile Il presidente Alessandro Tessuto affronterà il tema in occasione del prossimo cda. «Concorrenza sleale palese, ma non ci sono i presupposti normativi per poter intervenire»

È più vicina che mai la possibilità che “Proposte” lasci Villa Erba e il Lago di Como. Se da anni si ventila questo scenario a causa del fuorisalone selvaggio che anticipa la rassegna espositiva, ora il tema sta prendendo una piega molto più concreta e a spiegarne le motivazioni è lo stesso presidente della fiera, l’imprenditore comasco Alessandro Tessuto. «Sono arrabbiato e molto deluso - spiega - tutti gli sforzi profusi negli ultimi anni per tutelare “Proposte” e impedire iniziative commerciali di palese concorrenza sleale, non hanno dato alcun risultato concreto». Il bilancio si fonda su ciò che si prospetta a margine dell’edizione numero trentuno, in programma dal 2 al 4 maggio.

Online, da giorni, circolano inviti e promo relativi a showroom aziendali in negozi, locali pubblici e alberghi cernobbiesi. Non solo, gran parte di queste iniziative avrà inizio l’1 maggio con l’obiettivo chiaro di “bruciare” l’evento espositivo anticipando l’attività commerciale.

«Sono stupito e sconfortato di fronte a tanta scorrettezza - commenta Tessuto - nulla si può rimproverare al sindaco Matteo Monti e neppure all’amministrazione regionale, non ci sono i presupposti normativi per ostacolare chi usa questi “mezzucci” e allora, davanti a una situazione del genere e al profondo malcontento di tanti espositori, non posso fare altro che affrontare il tema in occasione del prossimo consiglio di amministrazione».

Si discuterà, nello specifico, l’opportunità di disdettare il contratto con Villa Erba e portare “Proposte” in una sede più protetta. Quale? In passato si è parlò di Villa Reale a Monza, non è esclusa una sede milanese, ma si tratta di un tema al momento prematuro. Di certo uno scenario del genere sarebbe un durissimo colpo all’immagine del distretto comasco e un forte danno all’attività di Villa Erba visto che si tratta della principale iniziativa fieristica nel polo espositivo lariano. «Da comasco tutto mi auguravo meno che prendere in seria considerazione una decisione del genere e meno che mai in un periodo di grave difficoltà per il tessile comasco qual è quello attuale - continua Tessuto - purtroppo al momento non vedo concrete alternative, di certo non assisteremo senza fare nulla, a tutto questo, c’è il rischio di un progressivo declino di “Proposte” e dobbiamo correre ai ripari prima che sia troppo tardi».

Il Comune di Cernobbio dal canto suo si è attrezzato «per regolamentare il fenomeno del fuorisalone che nel tempo ha assunto una dimensione tale da creare criticità alle aziende che espongono all’interno di Villa Erba» si legge in una delibera ad hoc dell’amministrazione.

La polizia locale di Cernobbio, in collaborazione con le altre polizie locali del territorio, «procederà ad effettuare controlli ed a redigere verbali ispettivi presso gli espositori esterni, inoltrando poi i relativi atti alla Regione, competente per le sanzioni del caso». Un meccanismo in ogni caso poco efficace e che, perlomeno in passato, è servito a poco. «L’obiettivo comune è lavorare nel rispetto delle regole al fine di mantenere la prestigiosa rassegna a Cernobbio - ha dichiarato a suo tempo il sindaco Monti - confidando nella correttezza e nella piena disponibilità da parte di tutti. In questo contesto rimarco che non saranno tollerate aperture anticipate rispetto ai giorni canonici della Fiera». La volontà di intervenire in sostanza c’è, difficilmente però darà i frutti sperati.

La fiera, al di là delle contingenze di mercato, rimane un punto di riferimento di primo’ordine a livello internazionale. I numeri sono confortanti, a maggio sono attesi 79 espositori, di cui 31 italiani e 48 stranieri. Forse per l’ultima volta sul lago di Como.

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