Tessitura Texal di Lurago: «I giovani imparano il mestiere affiancando chi va in pensione»

Nell’azienda tessile di Lurago d’Erba la trasmissione del saper fare è un valore decisivo per mantenere alta l’asticella della qualità

Alla guida della Texal di Lurago d’Erba, storica tessitura serica per la fascia medio-alta dell’abbigliamento, Tiziana Tettamanzi sta definendo le nuove strategie per ingaggiare e trattenere giovani operatori formati e specializzati per le esigenze della tessitura, in sostituzione di una generazione di maestranze che ha accumulato esperienze e competenze difficili da tramandare. Per Confindustria Como Tettamanzi è delegata dal Consiglio del Gruppo tessile per la promozione del settore presso i giovani e le scuole.

Qual è il bisogno in termini di risorse umane dell’azienda? Proprio perché siamo un’azienda che ha una lunga storia alle spalle, abbiamo con noi professionisti che hanno 60, 65 anni e che stanno uscendo dall’attività lavorativa. Si tratta circa del 10% del nostro personale, ma soprattutto sono le maestranze più esperte cresciute con noi e che conoscono tutto dei nostri processi produttivi. Pochi giorni fa, per esempio, abbiamo festeggiato una nostra orditrice che è andata in pensione e che ha trascorso in azienda 42 anni, una vita.

Come si sostituisce un’orditrice così esperta? Abbiamo lavorato con anticipo: prima della sua uscita dal lavoro abbiamo provveduto a organizzare un affiancamento di un anno con una ragazza giovane che le è stata accanto per apprendere tutti i segreti del mestiere. Una formazione interna molto intensa. Ora, inevitabilmente, c’è il momento del distacco e bisognerà vedere il grado di autonomia che è stato appreso.

Per la formazione in affiancamento c’è disponibilità da parte dei dipendenti più esperti? C’è molta collaborazione e condivisione di quella che è una precisa strategia aziendale. Intendiamo inserire progressivamente dei giovani affiancandoli ai professionisti più maturi per un progressivo passaggio di consegne. Per questo i nuovi ingressi seguono, nei primi tempi, i nostri capi reparto senior che abbiamo sensibilizzato al tema della formazione. Cerchiamo sempre di coinvolgere anche il nostro personale perché ci aiuti nel trasmettere la sua esperienza. È fondamentale che questo capitale di conoscenze e prassi rimanga nel tempo. Certo, ci vuole da una parte la disponibilità ad imparare e dall’altra la disponibilità a insegnare, a condividere i propri saperi esperienziali che si sono accumulati negli anni. Si tratta di un bene molto prezioso.

Cosa servirebbe per strutturare una formazione di sistema a servizio del distretto comasco? Serve trasmettere tante competenze trasversali per riuscire a formare persone con una preparazione molto mirata e che possa soddisfare le esigenze del tessile a 360 gradi, sia dal punto di vista tecnico che commerciale. Utile anche incrementare la formazione specialistica degli addetti specializzati nei vari settori di tessitura e stampa. Proprio in questa direzione, sia come singoli imprenditori che come Gruppo tessile di Confindustria Como, ci siamo impegnati molto nella formazione degli addetti alla tessitura e di meccanici di tessitura. Nel nostro caso abbiamo inserito in azienda dei giovani che stiamo formando sia dal punto di vista teorico che pratico, alternando corsi con momenti di affiancamento sul campo.

Quali sono le difficoltà di questa fase di transizione? Più che a una difficoltà è un’opportunità, se si osserva con attenzione quello che accade: siamo di fronte a una rivoluzione tecnologica. Prima c’erano i telai meccanici mentre ora l’informatica ha pervaso e migliorato tutti i processi. Proprio l’innovazione digitale che interessa il nostro settore può essere un’occasione di interesse per i giovani e attrarli a mestieri antichi che ora si rinnovano rapidamente.

Un percorso in evoluzione in qualche modo simile alla governance dell’azienda, che oggi è alla terza generazione, come è cresciuta la produzione nel tempo? Io sono subentrata nel ’95 ed è ancora una bella avventura. Oggi abbiamo 50 telai e una quarantina di dipendenti. L’80% della nostra produzione è tessuto di sera per i clienti dell’alta moda. Siamo fornitori di seconda fascia dei principali brand, pertanto non vendiamo direttamente ai confezionisti di abbigliamento e accessori, ma ai converter comaschi. I nostri clienti di riferimento sono coloro che trasformano il tessuto. Noi facciamo il tessuto greggio dal filato e i volumi di produzione sono, mediamente, intorno ai 700.000 metri all’anno.

Come si profila la produzione per questo 2024? Ci sono, in questo mestiere, momenti di picco e di calo degli ordini. Abbiamo visto come il 2022 sia stato un anno molto importante in cui abbiamo registrato il massimo della nostra produzione che è proseguito fino a metà del 2023. Dall’estate e ancora a inizio 2024 diverse aziende tessili hanno chiesto la cassa integrazione perché al picco di produzione è subentrato un calo. Il secondo semestre dello scorso anno non è andato bene. Tuttavia i riscontri ricevuti dall’ultima edizione della fiera Milano Unica sono positivi: pare che siano attesi molti ordini e il settore sarà destinato a ripartire. Viviamo un andamento altalenante dovuto al modificarsi delle richieste del mercato e siamo sicuri che si tratta di momenti, di passaggi temporanei da una fase all’altra. Per questa ragione, nonostante le incertezze, stiamo investendo sulla formazione perché abbiamo bisogno di sopperire a un cambio generazionale che è in atto e non possiamo assolutamente permetterci di perdere un patrimonio di competenze insostituibili.

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