Cantù, no al Ramadan: la protesta della minoranza e il ricorso degli islamici

La polemica Il Tar di Milano ha già dato via libera a Erba. Per tre anni aveva fatto altrettanto anche con Assalam: «Diritto di culto negato». Forse azioni fuori dal Comune

In vista del Ramadan ci si affida al Tar di Milano, che sabato ha dato il via libera all’associazione Assadaka di Erba e nei tre anni precedenti ha fatto altrettanto anche con la canturina Assalam.

Ma la politica - meglio, le opposizioni - guarda più lontano, a iniziative per cercare di riportare l’attenzione sulle perpetue ostilità in corso in tribunale tra la comunità islamica e l’amministrazione comunale: «Il Comune ha sistematicamente negato il diritto di culto – afferma Vincenzo Latorraca, consigliere comunale e legale di Assalam – e se un’amministrazione non osserva la Costituzione credo ci si debbano porre delle domande».

Attesa una risposta per il weekend

Venerdì per il quarto anno l’associazione islamica canturina si è sentita negare dal Comune l’autorizzazione a poter utilizzare il proprio immobile di via Milano per celebrare il Ramadan. Lo stesso aveva fatto il sindaco di Erba Mauro Caprani con Assadaka e sabato il tribunale amministrativo ha concesso l’autorizzazione per i 30 giorni del mese sacro. Si conta possa accadere anche per Assalam, dato che questo è il copione che si è ripetuto già per tre volte: «Oggi (ieri per chi legge) o domani – spiega Latorraca, avvocato e consigliere di Pd, Unire Cantù e CanTù con Noi - depositeremo il ricorso al Tar, avendo ricevuto il diniego venerdì, e credo che entro la fine sella settimana potremo avere una risposta in merito alla quale sono ottimista, in considerazione del passato, circa la possibilità di utilizzare l’immobile dell’associazione».

Il capannone di via Milano è al centro del braccio di ferro con piazza Parini, e si resta in attesa della sentenza di merito del Tar su questo punto.

«Una situazione incredibile – prosegue – E’ inutile che l’amministrazione continui a sostenete che a Cantù non viene negato il diritto di culto, abbiamo atti processuali a provarlo». Una situazione difficile per l’associazione da spiegare ai 600 soci, in buona parte con la cittadinanza italiana, tanto che il presidente e il segretario, Abella Bourass e Assalam Ahmadou Bouya Gueye, non nascondono la crescente esasperazione, che potrebbe condurre a iniziative clamorose, come andare fuori dai municipio a protestare per rivendicare il proprio diritto al culto. Intanto anche la politica si muove. Perché per il Ramadan una soluzione temporanea dovrebbe arrivare dal Tar, ma la questione rimane aperta.

«L’intenzione – spiega Antonio Pagani del centrosinistra – è organizzare qualcosa a livello istituzionale, ma anche pensando al coinvolgimento della popolazione, perché emerge chiara la consapevolezza che per questa situazione, che si trascina da anni, occorre trovare una soluzione».

Pavesi: mozione o consiglio aperto

Lo conferma anche Francesco Pavesi di Lavori in Corso, che si era proposto come mediatore senza ricevere riscontro dal centrodestra: «Ci stiamo confrontando per cercare una strada che possa, nel nostro ruolo di consiglieri comunali, riportare l’attenzione sul tema. Non sappiamo ancora se attraverso una mozione, un consiglio comunale aperto. Dobbiamo capire come muoverci per essere incisivi».

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