Famiglia sterminata in un esorcismo. Accusato il marito, abitava a Erba

Giudiziaria In corso il processo per la strage in Sicilia del 2024: vennero uccise moglie e due figli. Barreca ha vissuto in città e frequentato una chiesa evangelica, che voleva fondare ad Altavilla

Erba

A Erba dove viveva, aveva iniziato a frequentare una comunità religiosa non meglio specificata e nemmeno nota, che aveva l’obiettivo di creare una nuova chiesa evangelica.

Una comunità che poi Giovanni Barreca, voleva “esportare” in Sicilia per diventarne il pastore. La rivelazione è stata fatta nel corso del processo che vede il muratore accusato di avere ucciso, in quello che si pensa fu una sorta di esorcismo, non solo la moglie Antonella Salomone ma anche i figli Kevin, di 16 anni, e Emanuel, di 5 anni.

La donna, secondo quanto sostiene la procura siciliana, fu uccisa, bruciata e poi seppellita in giardino. I figli furono torturati, il primo asfissiato e il secondo con un phon.

Delitti in serie, che avvennero nel febbraio del 2024 in una villetta di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Barreca, muratore già residente a Erba, dove ebbe appunto questo avvicinamento con una comunità religiosa locale di cui non è stato possibile apprendere di più, è a processo con anche una coppia ritenuta essere la vera regista del massacro, ovvero Sabrina Fina e Massimo Carandente. A parlare della provincia di Como e di quell’avvicinamento ad una comunità con l’intenzione di diventare poi un pastore di anime, è stato in aula il cognato di Barreca, sentito come testimone e chiamato a riferire dei rapporti tra l’uomo e la moglie.

In questo ambito è venuta a galla non solo la residenza ad Erba – in passato – del muratore di origine siciliana, ma anche il suo avvicinamento ad una comunità religiosa locale di cui però non sono stati aggiunti altri particolari.

Il processo che si sta svolgendo su questa atroce serie di fatti di sangue, parte anche da un elemento complicato e molto dibattuto anche nel corso dei mesi scorsi, ovvero la capacità di intendere e di volere del muratore che prima era stata negata (con tanto di scarcerazione per collocare l’uomo in una Rems) e poi invece riconosciuta, con le porte del carcere che si erano riaperte.

Secondo quella che è la ricostruzione dell’accusa, in una sorta di esorcismo o comunque di atto purificatore, in quello che gli inquirenti hanno ritenuto essere un rito di liberazione dal demonio, a uccidere la moglie di Barreca e madre dei suoi figli, fu il muratore con anche la guida della coppia finita con lui in aula e pure della figlia più grande, che tuttavia essendo minorenne all’epoca dei fatti sta ora seguendo un percorso processuale diverso da quello del padre.

Il passaggio di ieri in aula è ritenuto molto importante per il processo: il fatto che sul phon e su un attizzatoio (ovvero quella sorta di asta metallica che serve per smuovere e ravvivare il fuoco) siano state trovate tracce anche di Fina e di Carandente, è la dimostrazione per l’accusa che nella villetta di Giovanni Barreca erano presenti anche loro quando la donna e i due figli minorenni venivano uccisi nel corso di una pratica folle di purificazione e liberazione dal diavolo.

Una strage assurda avvenuta in una villetta del Palermitano, con un inaspettato retroscena tutto comasco e brianzolo portato alla luce dai partenti delle vittime e che fino alla giornata di ieri non era mai stato reso noto.

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